- Per iniziare… raccontaci qualcosa di te, qualcosa che vorresti che i nostri lettori sapessero prima di entrare in contatto con il libro che hai scritto.
Sono nato 39 anni fa a Lodi. Dopo aver preso un paio di pezzi di carta come molti miei coetanei, ho cominciato a lavorare nel settore legale a Milano. Ci sono voluti nove anni prima di capire cosa volessi realmente fare. Oggi vivo a Vientiane, insegno inglese e faccio la guida turistica.
- Dovendo riassumere in poche righe il senso del libro “Laos Usi, costumi e tradizioni” cosa diresti?
Innanzi tutto chiarirei quello che non è: non è una guida turistica, ma un saggio che guiderà il lettore alla scoperta di uno dei Paesi meno conosciuti dell’Asia svelandone, come dice il titolo stesso, usi, costumi e tradizioni, che poi è il tema guida della collana Mind the Gap voluta dall’editore.
- Il tuo libro riesce a dare un’idea approfondita del Laos e dei suoi abitanti attraverso la tua esperienza diretta e la conoscenza del luogo. Quanto tempo hai impiegato per raccogliere informazioni e come ti sei documentato?
Dapprima mi sono mosso per avere un’idea generale del Paese, girando, parlando, chiedendo e confrontando le informazioni. Poi ho cercato materiale bibliografico a supporto, cosa non affatto facile in un Paese dove i libri si leggono solo a scuola e fuori da quel contesto è considerata una cosa infantile. Infine la Rete, è innegabile, mi ha aiutato a raccogliere dati e a colmare qualche lacuna. In totale un anno abbondante.
- Cosa vorresti che il lettore riuscisse a comprendere leggendo il libro? Quale significato non del tutto esplicito vorresti potesse cogliere?
Che “viaggiare” è un concetto ben diverso dal semplice “andare in vacanza” e che vivere in un Paese per mesi, anni o tutta la vita non è una condizione sufficiente per capirlo. Non sempre quello che vediamo coi nostri occhi corrisponde a quello che è. Ne siamo spesso convinti noi occidentali, forti di un atavico complesso di superiorità, ma non è così. Occorre sempre informarsi e confrontare le informazioni per essere certi che l’interpretazione che abbiamo dato a un fenomeno sia quella giusta e non semplicemente quella più facile da capire o quella più vicina alla nostra esperienza quotidiana.
- Leggendo il tuo libro si ha la sensazione che i lao siano persone umili, che rispettano le proprie tradizioni e i propri costumi. Viaggiando in questo luogo tanto diverso da quelli cui siamo abituati, ti è venuto naturale fare un confronto tra gli occidentali e loro? E se sì, quali sono le differenze sostanziali?
I confronti sono quotidiani per chi è mosso dall’irrefrenabile desiderio di capire. Nel caso del Laos le differenze sono talmente radicali e frequenti che è difficile rispondere in poche righe. Solo per citare una cosa tra il tragico e comico: essere invitati a un funerale e trovare un banchetto di persone festanti nel cortile di casa del caro estinto è imbarazzante, ancor di più se la figlia appena ventenne del poveretto ti si avvicina sorridendo e ti chiede se ti stai divertendo.
Comunque per rispondere compiutamente a questa domanda c’è il libro.
- Qual è il romanzo che ha “rivoluzionato” la tua vita conducendoti alla scrittura?
Tutti quelli di Tiziano Terzani, vero ispiratore del mio vivere asiatico, in particolare Un indovino mi disse; è durante la lettura di quel libro che ho cominciato a scrivere il mio.
Se poi vogliamo parlare della mia decisione di lasciare l’Italia, tre anni fa, fu il libro Mollo tutto e parto di Riccardo Caserini che mi ha fatto fare le valigie.
- Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?
Io consiglio agli italiani di leggere, non di non leggere, in questo siamo già in testa alle classifiche europee. Internet, Youtube e Facebook, lungi dall’elevare il livello culturale delle persone – non solo in Italia per carità – lo ha drammaticamente abbassato. Leggere un libro è roba da sfigati, oggi pare che il “sapere” si dispensi con 90 secondi di video su Youtube o con qualche foto patacca che gira su Facebook.
Se proprio devo dare uno “sconsiglio”, evitate di comprare libri di personaggi televisivi, sono solo prodotti di marketing pubblicati per fare soldi e il più delle volte non sono nemmeno scritti da loro, ma dai ghost writers.
- Adesso è arrivato il momento per porti da solo una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…
Di domande me ne hanno fatte sempre tante, il problema è che spesso fatico a trovare le risposte.
“Perché proprio il Laos?” Già chiesta.
“Tornerai in Italia?” Pure.
“Pensi di restare in Laos per tutta la vita?” Chi lo sa.
Suggerisco di leggere il mio libro e se poi a qualcuno viene in mente qualche domanda, non esitate a farmele contattandomi attraverso il mio blog.