1. Per iniziare… raccontaci qualcosa di te, qualcosa che vorresti che i nostri lettori sapessero prima di entrare in contatto con il libro che hai scritto.
In primo luogo che ve la sto raccontando “giusta” e con grande passione. Ci tengo molto a inserire i miei personaggi e le loro avventure in un quadro plausibile. Ho lavorato per anni nel settore della finanza e della tecnologia informativa e ho creato uno scenario tecnologico e finanziario verosimile. Forse – lo spero anche – non verrà mai sottoscritto il deal dell’Apocalisse, ma sono profondamente convinto che gli altri aspetti delle teorie del professor McGregor siano molto vicini alla nostra realtà economica.
2. Dovendo riassumere in poche righe il senso del libro “Il deal dell’Apocalisse” cosa diresti?
Siate ottimisti. Daniel Martin e Anna Laine non esistono, ma ci sarà sempre qualcuno che con coraggio e abnegazione riuscirà a opporsi all’iniquità e agli intenti criminosi, anche contro forze soverchianti.
3. Quanto di vero c’è in questa storia, quanta attualità e politica? Ti sei ispirato a qualche evento particolare per scrivere il libro?
Inizio con la classica risposta. Si tratta di un’opera di pura finzione. Ogni similitudine con persone o società, enti pubblici o privati è puramente casuale. In seconda battuta aggiungerei: sono convinto che le tecniche che ho descritto permetterebbero davvero a dei manipolatori o degli insider di mascherare le proprie operazioni. Spero solo che un giorno nessuno dica “hanno preso l’idea da un romanzo”.
4. Cosa vorresti che il lettore riuscisse a comprendere leggendo il libro? Quale significato non del tutto esplicito vorresti potesse cogliere?
L’avvertimento: risvegliamo le nostre coscienze, facciamo un passo indietro e correggiamo il tiro, prima che sia troppo tardi.
5. Il protagonista del romanzo combatte da solo contro il potere delle organizzazioni internazionali e per far luce su un complotto finanziario che mette a rischio l’economia di alcuni paesi. Il tuo thriller finanziario mostra verità possibili che sono catastrofiche. Credi che ci stiamo avviando in questa direzione?
Spero di no, ma la violenza con cui si è manifestato il flash crash non lascia ben sperare. Non vedo nemmeno segni di un intervento serio per mitigare i rischi dell’espansione incontrollata dei mercati. La complessità delle operazioni non fa che aumentare, mentre la capacità di comprensione dell’essere umano rimane invariata. I computer sono sempre più rapidi, ma chi li programma sempre più lento.
6. Qual è il romanzo che ha “rivoluzionato” la tua vita conducendoti alla scrittura?
Tutti e nessuno. Ho calcolato di aver letto quasi ottomila titoli, in ogni genere di narrativa. Voglio essere sincero e ritornare indietro nel tempo. Quando avevo sette anni ho letto Ventimila leghe sotto i mari, di Jules Verne. Mi ha impressionato in molti modi, ma non posso dire che mi abbia avviato alla scrittura. In seguito mi sono appassionato di fantascienza e le fonti di ispirazione erano innumerevoli.
Col tempo sono passato alla narrativa “normale” e poi ai thriller in particolare. Mi piacevano molto personaggi come Jack Reacher e Hieronymus Bosch, su cui sono state costruite vere e proprie serie. Così, dopo anni di silenzio, è nata la voglia di creare un personaggio diverso da tutti quelli di cui avevo letto, con cui sviluppare una serie di romanzi non direttamente collegati. Daniel Martin è nato così, ma ha preso rapidamente il controllo della mia scrittura e non ha voluto combattere da solo. Ha nemici talmente potenti da non poter essere sconfitti in un solo romanzo.
7. Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?
Da ragazzo mi ricordo di aver interrotto la lettura di diverse opere che non mi erano piaciute per niente, sia come genere che come contenuto. Col tempo sono diventato selettivo negli acquisti e leggo sempre i libri fino in fondo. Ovviamente non possono piacermi tutti, ma penso che tutto meriti di essere letto, almeno per giudicare personalmente.
8. Adesso è arrivato il momento per porti da solo una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…
Perché hai iniziato a scrivere solo adesso e cosa ti aspettavi dalla tua prima pubblicazione? Per rispondere voglio ricordare che sono in primo luogo un lettore appassionato che vive e si immedesima nella narrazione. Da anni sentivo un bisogno impellente di creare dei personaggi diversi e di inserirli in una mia storia da sviluppare con altrettanta passione. Ho esitato a lungo temendo di non riuscire a scrivere. Avete presente romanzi e film che mostrano “il blocco dello scrittore”? Immaginavo proprio quello e mi vedevo seduto davanti a un plico di fogli intonsi, invece è successo proprio il contrario. Non riuscivo a fermarmi e i personaggi stessi hanno preso il controllo della narrazione, portandomi spesso dove non immaginavo nemmeno.
La spontaneità con cui è nato il secondo romanzo mi ha stupito ancora di più. La maggiore sorpresa è arrivata dai riscontri avuti con il deal dell’Apocalisse. Attendevo con ansia le impressioni dei lettori per capire se avessero apprezzato i miei personaggi. Mi aspettavo di tutto, tranne un consenso così generale e una scalata così rapida delle top 100 di Amazon con la versione eBook, soprattutto siccome mi sono autopubblicato. Non è merito mio: devo ringraziare Daniel Martin e Anna Laine.