1. Per iniziare… raccontaci qualcosa di te, qualcosa che vorresti che i nostri lettori sapessero prima di entrare in contatto con il libro che hai scritto.
Non sono così presuntuoso da pensare che la mia vita possa interessare ai lettori. Io ho fatto i miei studi di Economia Politica con specializzazione in scienza della finanza ma ho sempre amato la letteratura e la filosofia per cui ad un certo momento ho abbandonato la “Finanza Pubblica” per darmi alla narrativa.
2. Dovendo riassumere in poche righe il senso del libro “L’obayifo di Rosarno” cosa diresti?
Il libro, nel raccontare la storia di un immigrato vuole allo stesso tempo analizzare il fenomeno migratorio e l’evento che ha riguardato la rivolta degli africani scoppiata a Rosarno nel 2010.
3. La storia da te narrata parla di un giovane che cerca di sfuggire alla miseria lasciando il Ghana per l’Italia con la speranza che la sua vita migliori. Ma poi il suo sogno si trasforma in incubo. Che cosa dovrebbe fare il popolo e il governo italiano per accogliere chi fugge da una realtà così difficile?
Mi viene subito in mente quello che non si dovrebbe fare a questa gente: sparargli contro, lasciarla affogare in mare, scacciarla dalle città ed emarginarla. Qualcosa viene fatto ma penso che non sia abbastanza. Abbiamo la possibilità economica ed umana di fare molto: i volontari possono essere più numerosi, le donazioni più sostanziose, le leggi più concrete con abolizioni di lacci e lacciuoli ed iniziative presso gli stati da cui partono gli immigrati.
4. Cosa vorresti che il lettore riuscisse a comprendere leggendo il libro? Quale significato non del tutto esplicito vorresti potesse cogliere?
Soprattutto vorrei che il lettore percepisse un messaggio: i fenomeni sociali sono difficili da interpretare con i soli modelli economico-sociologici o ideologici perché sono molto più complessi delle rappresentazioni semplici che spesso fanno gli esperti, i politici o i giornalisti. La miglior cosa per comprenderli è sospendere il giudizio e analizzare anche le componenti emozionali e sentimentali che entrano in gioco nel determinare taluni eventi. Nel caso concreto, è semplicistico affermare che la sommossa sia stata provocata dai razzisti di Rosarno ovvero voluta dalla ‘ndrangheta o ancora prodotta dall’inutile pietismo precedente.
5. La storia che narri è reale, sono molti i passaggi in cui si riconoscono fatti realmente accaduti. Nel tuo libro racconti di ciò che succede a numerosi extracomunitari che arrivano in Italia sperando sia la loro salvezza e poi si trovano soli e spesso a dover combattere contro i pregiudizi. Quanto ti sei ispirato ai fatti di cronaca?
In effetti è stata la cronaca ad ispirare il mio libro ma anche tanti africani con cui ho conversato presso un centro di accoglienza gestito da volontari.
6. Qual è il romanzo che ha “rivoluzionato” la tua vita conducendoti alla scrittura?
E’ difficile nominarne uno ed escludere gli altri perché ho iniziato a leggere sin da ragazzo. Letture importanti sono state: La nausea di Sarte, Cento anni di solitudine di Marquez, le opere di Herman Hesse, Cormac McCarthy ecc.
7. Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?
Mein Kampf in aramaico – sarebbe solo tempo perso.
8. Adesso è arrivato il momento per porti da solo una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…
Perché scrivi?
Scrivo per vivere altre vite oltre la mia perché scrivendo mi approprio dell’esistenza dei miei personaggi e insieme a loro cerco di capire meglio la realtà ed allargare la mia coscienza nel mondo.