1. Per iniziare… raccontaci qualcosa di te, qualcosa che vorresti che i nostri lettori sapessero prima di entrare in contatto con il libro che hai scritto.
Ho abbandonato gli studi di laurea in Scienze Biologiche perché, durante quest’ultimi, ho “scoperto” la mia predisposizione alla poesia e al romanzo; ho nutrito, sin da ragazzo, una fervida fantasia e anche, oserei dire, un’attrazione verso il morboso, il sensuale, il funereo.
2. Dovendo riassumere in poche righe il senso delle poesie contenute nel libro “Prolegomeni abissali & sinfonia di Cigni Neri” cosa diresti?
Si tratta di due sillogi di liriche compilate in decenni diversi – 1990 e anni successivi “Prolegomeni Abissali” e 2007 -2013 per “Sinfonia di Cigni Neri”; le strutture sono parnassiane e simboliste con una forte componente “gotica” mutuata da E. A. Poe e P. H. Lovecraft. Le tematiche rivestono le componenti Eros-Thanatos (non per niente la prima raccolta è dedicata a Maurice Rollinat ) ma anche l’estetismo decadente e il mito di Bisanzio.
3. Il tuo libro contiene rime mai banali che mostrano una ricercatezza degna del secolo scorso. Anche per chi non è legato profondamente alle poesie, credo sia lampante che il tuo stile rimandi a Edgard Allan Poe. Hai tratto ispirazione da alcuni poeti in particolare, oppure la tua poesia è solo frutto di emozioni e sentimenti?
I miei “maestri” di stile sono stati Baudelaire, Verlaine, Mallarmé, poi anche i parnassiani e i decadenti italiani (D’Annunzio, Pascoli) ma i contenuti traggono ispirazione dalla letteratura gotica. I sentimenti? Certo, esistono, ma devono essere plasmati e forgiati dalla tecnica.
4. Cosa vorresti che il lettore riuscisse a comprendere leggendo le tue rime? Quale significato non del tutto esplicito vorresti potesse cogliere?
Non ho mai sopportato il cosiddetto “verso libero”! Intendiamoci, alla sua nascita ci sono stati insigni poeti che hanno scritto con esso notevoli liriche ma, attualmente, è diventato il pretesto attraverso il quale sono state sciorinate delle banalità incredibili che io definisco “pensierini della sera”. In fondo è come la pittura astratta o concettuale: nessuno nega che in principio essa è stata sintesi di percorso per notevoli artisti ma attualmente è diventata un alibi per gente che non sa tenere in mano un pennello e si fa passare per pittore astrattista facendo scarabocchi!
5. Il passato hai scritto un romanzo, come mai hai deciso di dedicarti alla poesia?
Veramente io ho iniziato a scrivere come poeta, solo che le liriche ormai in Italia le leggono pochissime persone – e questa è colpa anche della banalizzazione della poesia a causa del verso libero, come detto innanzi – per cui ho deciso di dedicare buona parte della mia creatività al romanzo. Ciò non vuol dire, ovviamente, che non continuerò a scrivere versi!
6. Qual è il romanzo o il libro di poesie che ha “rivoluzionato” la tua vita conducendoti alla scrittura?
Per la poesia? I “Fiori del Male” di Baudelaire e poi “Le Nevrosi “ di Maurice Rollinat. Per il romanzo? Tanti, soprattutto Gustave Flaubert, Paul Adam, Jean Lombard, Rachide, Lorraine, Octave Mirbeau, e anche Fogazzaro, Guido da Verona, Luciano Zuccoli, Pitigrilli.
8. Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?
Mah, non voglio entrare in particolari! Certamente ci sono tantissime opere mediocri in circolazione, soprattutto quelle originarie dagli U.S.A, ma purtroppo la pubblicità ne fa da padrona.
10. Adesso è arrivato il momento per porti da solo una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…
Non chiedetemi mai del banale… lo detesto!