1. Per iniziare… raccontaci qualcosa di te, qualcosa che vorresti che i nostri lettori sapessero prima di entrare in contatto con il libro che hai scritto.
Essere stato in grado di portare a termine quest’ultima opera è per me una grande soddisfazione. Ho iniziato a scrivere nel 2003 quando ho intrapreso il percorso di un’analisi personale. Durante la sperimentazione di me stesso ho percorso nuovamente alcuni tratti della mia vita, del mio passato attraversando nuovamente la sofferenza e l’angoscia le quali mi condussero a scrivere parole amnestiche. Quella scrittura mi consentiva di esprimere la mia dolenza e di narrarla fluidamente. Era una scrittura liberatoria. Le mie passioni si orientano verso l’arte, la musica, la filosofia, la psicanalisi e la scrittura.
2. Dovendo riassumere in poche righe il senso del libro “Le parole e il gesto inaspettato” cosa diresti?
L’opera si aggira intorno al mondo delle parole, dette o non dette, scritte o parlate, piacevoli o angoscianti. Che cosa sarebbe l’essere umano senza le parole? Probabilmente un ente vuoto, privo di pensiero e di parola. In poche parole un morto che cammina. All’interno di quest’opera i pensieri, le riflessioni e i linguaggi poetici, quelli filosofici ma soprattutto quelli psicoanalitici assumono un’immane importanza in quanto attraverso loro si può giungere al segreto dell’equilibro e della forza per affrontare e superare il dolore. Quel dolore, psichico ovviamente, che va ospitato, ascoltato e attraversato affidandosi al soggetto principale di quest’opera che è la parola. Il racconto in questione oscilla tra molteplici livelli narrativi donando un’anima, espressiva e soprattutto suggestiva, che si dimena in un flusso interiore e esteriore della mia esperienza analitica e umana.
3. Nel tuo libro c’è un dialogo tra il protagonista e la sua psiche. Le parole sono quindi fondamentali per chiarirsi e trovare l’equilibrio necessario. Quanto è stato importante per te scrivere questo libro?
Attraverso la scrittura di questo libro sono riuscito a concepire l’importanza che hanno realmente le parole. Perché la parola, oltre a congiunge la vita soggettiva alla vita oggettiva, è anche un mezzo che conduce l’essere umano alla medicalizzazione della propria sofferenza interiore, di quel disagio che giace proprio nelle voragini del nostro cervello. Il dolore va affrontato e superato. Ho affidato la mia dolenza alla parola ed essa ne è stata guaritrice. Le parole, durante la narrazione, raccontavano di me come non avevano mai fatto.
4. Cosa vorresti che il lettore riuscisse a comprendere leggendo il libro? Quale significato non del tutto esplicito vorresti potesse cogliere?
Il messaggio giungerà a ogni lettore e lettrice nella sua unicità. Ciò che mi sento di dire è che il dolore è un segno tangibile che esprime la sua parola, i suoi linguaggi attraverso un dialetto dissimile al nostro. Spesso la sua parlata viene misconosciuta e ignorata perché non la comprendiamo o perché la percepiamo come una minaccia per la nostra esistenza e che quindi va rimossa dai nostri pensieri. Il dolore non bisogna sradicarlo perché giunge da noi non per infliggerci sofferenza, ma per farsi ascoltare come fosse una melodia. Il dolore può essere un’opportunità per iniziare a pensare all’Altro. Cioè all’inconscio.
5. Quali sono i tuoi progetti futuri? Stai scrivendo altro? E se sì, puoi anticiparci qualcosa?
I progetti del mio futuro includono senza dubbio altri libri. Mi sto dedicando con fermezza alla promozione del libro. Scrivo sempre qualcosa. In questo momento sto sistemando alcuni scritti i quali, mi auguro, possano divenire al più presto un libro. Non anticipo mai ciò che scrivo perché alla fine dei giochi è sempre diverso.
6. Qual è il romanzo che ha “rivoluzionato” la tua vita conducendoti alla scrittura?
Come ho già detto precedentemente, la mia scrittura è iniziata grazie alla psicanalisi. Essa mi ha condotto nelle vicinanze della scrittura. Senza dubbio hanno influito anche le letture costanti di alcuni libri di Freud.
7. Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?
Ognuno è libero di leggere ciò che vuole. A me capita di leggere libri i quali non avrei mai pensato di sfogliare. Perché? Perché non sono io a scegliere il libro da leggere, ma è sempre lui a farsi preferire da me attirandomi a sé.
8. Adesso è arrivato il momento per porti da solo una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…
Perché sono venuto al mondo?