Di cosa parla “Il libraio di Kabul” di Asne Seierstad
Leggendo “Il libraio di Kabul” di Asne Seierstad si entra in un mondo talmente diverso dal nostro che, per quanto pieno di contraddizioni e di conflittualità, riesce ad affascinare.
Con lo scorrere delle pagine si conoscono eventi legati alla difficile storia dell’Afghanistan, in particolare ovviamente di Kabul.
Si entra lentamente a far parte della famiglia del libraio vedendo come abbia vissuto gli anni di governo dei talebani e di tutti quelli che hanno assunto il comando del Paese dalla fine del Novecento fino alla storia più recente dell’Afghanistan, con molti riferimenti a un passato meno conosciuto.
Se ci si aspetta un libro che metta al centro della storia il libraio e le opere che l’uomo ha commerciato, siamo sulla strada sbagliata. Ho trovato che il fulcro di tutto sia, più che altro, la sua numerosa famiglia, quella divisa tra l’Afghanistan e il Pakistan.
I componenti della famiglia sono sottomessi al pugno forte del libraio e nel romanzo si viene a capire come ognuno di loro reagisce durante gli anni delle varie dominazioni subite dal Paese e all’evoluzione del concetto di parentela.
C’è chi si avvicina alla religione in maniera totale ma poi se ne allontana un attimo dopo perché poco adatta a se stesso, chi si ribella al padre, chi di nascosto tesse il suo sogno di fare l’insegnante e ci prova, chi accetta ogni regola e si piega al volere del padre, chi non può fare altro che guardare ogni cosa da lontano accettando la volontà del marito senza poterlo contrastare.
Seconda parte recensione libro de “Il libraio di Kabul”
“Il libraio di Kabul” di Asne Seierstad, nonostante sia stato scritto da una giornalista che ha veramente vissuto con la famiglia del libraio e ha riportato la verità, non è un vero e proprio reportage e neanche un libro pesante né di difficile lettura, anzi scorre velocemente lasciando tanta perplessità che fa riflettere su questo mondo così contrapposto a quello occidentale.
La giornalista Asne Seierstad nel 2001 ha lasciato la Norvegia alla volta di Kabul, dove è stata accolta dalla famiglia di Sultan e dove ha potuto toccare con mano la realtà di quel luogo. In questo libro ha descritto l’amore, i tradimenti, la vendetta e anche quello che è stato celato agli occhi degli altri membri della famiglia. Ha colto l’essenza di un popolo che ha subito e ha lottato, che in alcuni casi si è piegato dinanzi al potere e in altri ha combattuto per i propri diritti.
Da lettori che poco conoscono della storia afgana, si resta stupidi e a tratti scioccati dal ruolo della donna costretta a indossare il burka, in alcuni casi contro la propria volontà e a doversi sottomettere al potere indiscusso del capofamiglia. Molti aspetti della loro religione sono difficili da comprendere, soprattutto se si è donne e non legate alla fede, ma la lettura de “Il libraio di Kabul” sarà uno stimolo a comprendere il loro punto di vista, quello di chi è diverso da noi.
Le vicende del libraio incarcerato per ben due volte, – che più volte si è visto sottrarre le opere che con tanta fatica aveva collezionato, o si è visto bruciare l’attività perché la diffusione della cultura sotto i talebani non era permessa, – sono quasi secondarie rispetto al faccia a faccia che si ha con la Storia di Kabul e della sottomissione delle donne afgane.
Commento libro di Seierstad
Certamente ogni lettore de “Il libraio di Kabul” sarà attratto da un personaggio in particolare del libro e leggerà il romanzo da un diverso punto di vista cogliendo un aspetto in particolare, perché sono davvero tanti e interessanti gli eventi che vengono ben raccontati da Asne Seierstad.
“Il libraio di Kabul” è un reportage romanzato, che meglio si adatta a un lettore poco informato sui conflitti in Afghanistan. Ho molto apprezzato la scrittura diretta e appassionata della scrittrice. La donna ha usato poco le sue capacità giornalistiche e si è addentrata con il piglio da romanziera in questa storia sorprendente e affascinante.
Questo libro come “La masseria delle allodole” è uno di quei romanzi che tutti dovrebbero leggere, perché fa scoprire realtà che neppure immaginiamo, senza volerci convincere di cosa sia meglio per un popolo, ma riportando i fatti e lasciando a noi le conclusioni.
“Il libraio di Kabul” è un libro da leggere assolutamente, consigliato al cento per cento.