1. Per iniziare… raccontaci qualcosa di te, qualcosa che vorresti che i nostri lettori sapessero prima di entrare in contatto con il libro che hai scritto.
Sono un amante delle storie. Per questo mi piace scrivere racconti più o meno lunghi. Essendo poi anche un attore, mi diletto a scrivere commedie teatrali. Considero la scrittura come un modo per rendere concreta la mia fantasia. Quando immagino una storia, vorrei che i protagonisti prendessero vita, per questo li metto su carta, e soprattutto è per questo che poi dalla carta li porto su un palco. E trovo affascinate avere fisicamente davanti a me, qualcosa che fino a poco tempo prima era solo un immagine nella mia mente.
2. Dovendo riassumere in poche righe il senso del libro “Con le sembianze di un Clown” cosa diresti?
Innanzitutto che non è solo un libro. Con le sembianze di un clown è un progetto che fonde Letteratura, Musica e Teatro. Il romanzo infatti è solo l’inizio del progetto. Collegato ad esso c’è la colonna sonora composta appositamente dal M° Alessandro “Pepè” Porrini, che lo accompagna capitolo per capitolo, e che riporta in musica le ambientazioni e le scene descritte nel libro. Il passo successivo sarà l’allestimento teatrale. Comunque, se devo trovare un senso alla storia narrata, forse posso descriverla come una specie di viaggio nel tempo senza mai muoversi da una stanza
3. Nel tuo thriller il lettore farà i conti con i lati oscuri della mente del protagonista. E’ nei ragionamenti non fatti e in ciò che celiamo che albergano le storie più interessanti che ci riguardano?
Assolutamente. Sono convinto che ognuno di noi abbia una propria anima nera, che magari tiene sopita, o nascosta, ma che è decisamente più inquietante, e a volte, più interessante di ciò che viene mostrato agli altri. Attenzione però, quando parlo di anima nera non mi riferisco solo ad atti efferati o violenze, ma soprattutto a comportamenti non convenzionali, che sono dettati dal nostro ego e dalla nostra volontà di sentirci migliori o superiori agli altri Per fortuna la morale e il buonsenso ci permettono di avere quasi sempre la meglio sul nostro lato oscuro, ma in molti casi può accadere il contrario. E allora…
4. Cosa vorresti che il lettore riuscisse a comprendere leggendo il tuo thriller? C’è un messaggio in particolare che vorresti si cogliesse durante la lettura?
Nelle mie storie non ho mai voluto insegnare nulla a nessuno. Ma inevitabilmente ognuno ci legge un proprio messaggio. E questo mi sta bene, anzi, mi fa felice, perché significa che la storia in questione è stata apprezzata. Ma non è un risultato cercato. Oggi sembra che ogni libro, o film, od opera artistica debba insegnare per forza qualcosa. Io non sono d’accordo. Esiste anche l’intrattenimento puro e semplice, senza scopi didattici. Gli insegnamenti e i messaggi li lascio ad altri, che sono più bravi di me nel dispensare consigli di vita.
5. L’ispirazione per la scrittura di questo libro da dove nasce? Quanta realtà c’è in questa storia e quanto fa parte della tua immaginazione?
Credo che ogni storia nasca da qualcosa che ci ha particolarmente colpito, nella realtà o nella finzione. E così è stato anche per questo libro. Non c’è stato un elemento preciso che mi ha dato l’espirazione, ma si è trattato di più immagini, eventi, situazioni che nel tempo si sono immagazzinate nella mia mente e che alla fine si sono legate tra loro. Ovviamente in “Con le sembianze di un clown” l’immaginazione la fa da padrona, ma il tutto parte da situazioni reali che hanno suscitato il mio interesse.
6. Quali sono i tuoi progetti futuri legati alla letteratura? Stai scrivendo un altro libro?
Per ora ho solo un’idea per un nuovo libro. Adesso sono impegnato nella stesura di un paio di nuovi testi teatrali e nel riadattamento scenico di “Con le sembianze di un Clown”. Però, appena l’idea si farà più concreta, comincerò una nuova storia
7. Qual è il romanzo che ha “rivoluzionato” la tua vita conducendoti alla scrittura?
Da bambino ero appassionato dei gialli di Agatha Christie. Credo che “Dieci Piccoli Indiani” sia stato il libro che più degli altri mi abbia fatto capire come la mente umana sia in grado di realizzare delle storie formidabili. Da lì in poi ho sempre cercato libri che mi potessero meravigliare e stupire come quel romanzo. Non è capitato spesso, ma tutte le volte che è successo, ho “rubato” dagli autori qualcosa sulla loro capacità narrativa, inventiva o descrittiva e ho cercato di adattarla al mio modo di scrivere. Per citare dei nomi, oltre ai maestri per eccellenza come la già citata Christie, o King, Lehane ecc., ho preso spunti anche da autori meno conosciuti, come i tedeschi Dorn e Fitzek, o i nostri Morozzi e Baldini
8. Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?
Difficile dirlo, perché ho sempre pensato che l’importante è che si legga. Poi la bellezza della storia è sempre soggettiva. Ma se proprio devo indicare cosa non leggere, forse suggerirei quei romanzi che ricalcano le storie dei grandi successi, tipo tutti i sottoprodotti di Twilight, o de Il Codice da Vinci ecc. Sono libri scritti per motivazioni puramente commerciali, e sono sempre inferiori all’opera da cui traggono ispirazione. Magari consiglierei di leggere altri romanzi dello stesso autore, ma lascerei perdere questi surrogati.
9. Adesso è arrivato il momento per porti da solo una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…
Ho quasi quarant’anni e mi piacerebbe che qualcuno mi chiedesse cosa voglio fare da grande.
Purtroppo però, adesso che ci penso bene, non credo di avere ancora una risposta valida…