1. Per iniziare… raccontaci qualcosa di te, qualcosa che vorresti che i nostri lettori sapessero prima di entrare in contatto con il libro che hai scritto.
Vorrei che i lettori che si apprestano a leggere Brainteaser riuscissero a sentire, più che sapere in partenza, con quanta devozione ed emozione mi sono dedicata alla stesura di questo romanzo. Quest’opera rappresenta il mio ritorno alla scrittura dopo due anni difficili della mia vita, anni che mi hanno bloccato i pensieri e la mano. Non credo che sarei stata in grado di completare un nuovo libro, se l’impellenza di dar voce ad Alex e Sasha, di raccontare la loro storia, non fosse divenuta così importante, così pressante.
2. Dovendo riassumere in poche righe il senso del libro Brainteaser cosa diresti?
Brainteaser è per prima cosa un giallo, un thriller “vecchio stile”, con indizi e piste da seguire. Ma scavando un po’ si riesce a scorgere la vera anima del romanzo: è fondamentalmente la storia di due solitudini, di comprensione e di perdono. Il perdono di se stessi, delle proprie mancanze, dei propri difetti, come passo necessario per aprirsi e permettere a qualcuno di arrivare tanto vicino da poterci ferire, ma anche salvare.
3. Ci racconti nel dettaglio il significato del termine Brainteaser e come mai hai deciso che questa parola inglese sarebbe diventata il titolo del tuo thriller?
Brain Teaser è il termine inglese che indica i “rompicapo” (rebus e quant’altro). Il romanzo è ambientato a Londra, e per tutta la durata del racconto i due protagonisti si trovano a dover decifrare vari enigmi (da qui la scelta delle tre parole “Osserva. Decodifica. Agisci.” che fanno da complemento al titolo.) Ho quindi ritenuto che la parola potesse ben racchiudere l’elemento caratterizzante della parte più strettamente poliziesca del romanzo, insieme alla sua anima anglosassone (Londra è stata ricostruita in modo minuzioso, ogni luogo descritto esiste realmente.)
4. Nel tuo libro, al di là della trama ben intessuta della storia, l’aspetto che colpisce è la profondità con cui sei riuscita ad analizzare lo stato psicologico ed emotivo dei protagonisti. Come mai hai deciso di dare risalto a questo aspetto? Credi sia fondamentale metterlo in evidenza nei thriller per creare maggior pathos?
Devo essere totalmente sincera: non è stata una cosa meditata, una scelta pienamente cosciente. Mi sono accorta ad un certo punto che non mi era possibile raccontare questa storia senza scavare il più a fondo possibile dentro l’anima dei due protagonisti. Inizialmente non era previsto neanche che il loro rapporto evolvesse nel modo nel quale ha finito con lo svilupparsi. Dovevano essere semplicemente due persone costrette dagli avvenimenti ad allearsi. Ed invece, senza averlo programmato, mi sono trovata tra le mani (e le pagine) una storia d’amore, oltre che un thriller.
E’ stato incredibile e terrorizzante insieme: per molto tempo ho avuto paura di non essere in grado di saper dar loro giusta voce. Ad ogni modo, ritengo che ogni buon libro, qualunque sia il genere, debba permettere a chi legge una certa soglia di accesso all’anima dei personaggi. Un libro che tiene lontano il lettore dalle emozioni che vede raccontate è un libro riuscito a metà, a mio avviso.
5. Cosa vorresti che il lettore riuscisse a comprendere leggendo il tuo libro? C’è un messaggio in particolare che vorresti si cogliesse durante la lettura?
Una persona, dopo aver letto il romanzo, mi ha scritto: “Riuscire a immedesimarsi in sensazioni, in emozioni, che per storia, inclinazioni e età mi sono lontane, è stato affascinante e sorprendente insieme.” Ecco, ognuno troverà all’interno del libro il proprio personale messaggio, a seconda della propria sensibilità e chiave di lettura. Ma c’è un messaggio che ritengo sia universale, quando si prende in mano un romanzo: “Lasciati Trasportare”. Dimentica chi sei, quanti anni hai, dove vivi. Cambia pelle, e prova quella di un altro. È l’unico modo per rendere la lettura un viaggio che lascerà qualcosa al suo termine.
6. Quali sono i tuoi progetti futuri legati alla letteratura? Dopo tanti anni di silenzio a cui ha fatto seguito questo libro, stai scrivendo un altro romanzo?
Al momento accarezzo l’idea di raccontare ancora di Sasha ed Alex. Di cosa è successo loro dopo quanto narrato in questo romanzo. Ho già qualche idea, ma per adesso sono pensieri sparsi che devono ancora trovare la loro giusta collocazione.
7. Qual è il romanzo che ha “rivoluzionato” la tua vita conducendoti alla scrittura?
Non saprei dire quale romanzo abbia avuto un impatto rivoluzionario sulla mia vita… Mi piace pensare che mi abbia condotto alla scrittura ogni libro che ho avuto la fortuna di tenere tra le mani da quando ho imparato a leggere. Penso che chi ama fortemente leggere prima o poi “incappi” nella voglia o nella necessità di scrivere, anche solo piccoli pensieri sparsi. È un richiamo forte, irresistibile. Posso indicare però con assoluta certezza il libro che ho letto amato di più Risvegli, di Oliver Sacks, e l’autore del quale non ho perso un solo romanzo: Stefano Benni.
8. Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?
Non saprei rispondere: ricordo solo i libri che mi sono piaciuti e che mi riprometto di consigliare. Devo ammettere però di essere rimasta spesso delusa da romanzi presentati come Best Seller: non sempre l’alto numero di copie distribuite va di pari passo con una storia o una capacità di scrittura “proporzionali” al volume di vendite.
9. Adesso è arrivato il momento per porti da sola una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…
D: “Cosa provi quando scrivi?”
R: “La stessa sensazione che si ha quando si torna a casa dopo tanto tempo, dopo una lontananza forzata. Quando si sente di essere finalmente al proprio posto. Sono in pace. Serena.”