Di cosa parla Gli occhi neri di Susan di Julia Heaberlin
I thriller come Gli occhi neri di Susan di Julia Heaberlin, libro pubblicato nell’aprile 2016 dalla casa editrice Newton Compton Editori, fanno riscoprire il piacere di addentrarsi in storie piene di segreti che appassionano per la costruzione degli eventi e i colpi di scena.
Ne Gli occhi neri di Susan, Tessa è la protagonista di un rapimento che le ha dilaniato l’anima quando era un’adolescente e da cui si è salvata per miracolo, a differenza delle altre tre vittime con cui ha condiviso l’orrore. Viene ritrovata priva di memoria in un campo di margherite gialle con l’occhio centrale nero.
Il colpevole, a seguito di un’indagine, viene arrestato e condannato alla pena capitale, ma qualcosa non torna e la Tessa ormai adulta viene avvicinata da un avvocato che spende il suo tempo e le sue risorse economiche per salvare dalla morte innocenti accusati ingiustamente.
L’avvocato convince Tessa della mancanza di prove ai danni dell’arrestato, il serial killer che l’ha tenuta prigioniera per tanto tempo, e chiede di rivedere il caso insieme testimoniando per ribaltare la situazione. Lei inizialmente è titubante e soprattutto a distanza di quasi venti anni da quella tragedia sfiorata, non vuole rivangare il passato, anzi desidera dimenticare quel periodo infernale della sua vita che ha influenzato negativamente tutto il resto degli anni a venire.
Poi però qualcosa, un segnale lasciato sul davanzale di casa sua – margherite che si chiamano Occhi neri di Susan – da quello che potrebbe essere il responsabile del suo dolore, fa rimettere in discussione la verità di quel caso archiviato ormai da tempo.
Sono tanti i dubbi che s’insinuano in lei: Come è possibile che il serial killer in carcere da anni possa aver piantato quelle margherite nel suo giardino? Questo può significare solo una cosa, che l’assassino non è colui che sta scontando la sua pena in carcere ma è a piede libero e sta tornando a tormentarla. Ma chi potrebbe mai credere a una donna dalla mente così fragile, vittima di violenza, per quel dettaglio di cui lei e pochi altri conoscono il significato?
Tessa a quel punto torna a rivolgersi all’avvocato che vuole impugnare il verdetto ma scopre che l’angelo che cerca di salvare innocenti è morta e di quegli eventi se ne sta occupando un’altra squadra.
Decide comunque di affidarsi a loro per scoprire la verità ed evitare di far condannare un innocente. Da qui bisogna affidarsi alla propria memoria, rivivere parte del passato e cercare di essere quanto più lucida possibile per arrivare a capire se è stato commesso un errore e il colpevole è ancora libero.
Gli occhi neri di Susan di Julia Heaberlin è un thriller ben costruito, nella prima parte abbiamo modo di conoscere la protagonista subito dopo il rapimento, conoscere i meandri della propria mente instabile messa a confronto con la donna che a distanza di venti anni è diventata.
Nella seconda parte del libro tanti piccoli indizi ci portano lentamente alla risoluzione del caso, anche se nel corso della storia la scrittrice Julia Heaberlin confonde le acque al lettore che quando pensa di aver capito l’epilogo, viene spiazzato da qualcosa di nuovo che ribalta totalmente l’idea che si era fatto.
Suspense e colpi di scena sono i due ingredienti principali del thriller Gli occhi neri di Susan, che richiede attenzione durante la lettura, concentrazione e una buona dose di intuizioni per essere pienamente coinvolti in una storia che a tratti può apparire tortuosa, facilitata però da una scrittura semplice e scorrevole.
Se nella prima parte ci vuole un po’ di tempo per ingranare, dovendo conoscere il passato e il presente della protagonista nello stesso momento, quando si entra nel vivo dell’indagine, metterete il turbo per cercare di arrivare alla soluzione. E con la protagonista ci incamminiamo “lungo il sentiero tortuoso che conduce” alla sua infanzia.
Alla fine del libro Gli occhi neri di Susan quello che più sconvolge è il pregiudizio giudiziario e il venire a conoscere gli sbagli della magistratura che in alcuni casi, non pochi, in America ha condannato a morte degli innocenti quando le prove erano poche o insignificanti, soprattutto in mancanza del DNA.
E se un libro riesce a portare alla luce fatti reali e significativi come questi, che ci toccano da vicino, bisogna dare atto di ciò a chi non pensa solo a scrivere romanzi, ma tenta di puntare i riflettori su aspetti negativi delle nostre società che andrebbero riviste e perfezionate, evitando così di condannare degli innocenti.