Intervista a Massimiliano Irenze
1. Dovendo riassumere in poche righe il senso del tuo libro Atman Predatori nell’inconscio cosa diresti?
Direi che è il tentativo di guardare con distacco alla cultura umana e a ciò che da essa è ritenuto “normale”, attraverso il travaglio sentimentale di un cuore infranto. Da qui l’utilizzo degli alieni e dei “folli” come sguardo dall’esterno che smascheri le gabbie culturali.
2. Da dove nasce l’ispirazione per raccontare del doppio volto di Torino, bella e misteriosa, mondana ed esoterica?
Dal viverla. Sono nato e cresciuto qui. Chi ci vive sa che Torino è così. Superficialità e sotterraneità convivono qui più che altrove, anche in senso metaforico. Non credo che sia un caso se registi come Dario Argento l’abbiano presa a cuore.
3. Da quali elementi sei partito per scrivere questo libro?
Una riflessione durante una preghiera buddista.
4. Cosa vorresti che il lettore riuscisse a comprendere leggendo questa storia?
Che mettesse in discussione tutto ciò che ha sempre dato per scontato. Il primo passo per migliorare il mondo è che ognuno, dentro di sé, faccia una riflessione di questo tipo.
5. Se Massimiliano Irenze dovesse utilizzare tre aggettivi per definire il suo romanzo, quali userebbe?
Lunare. Subacqueo. Outsider.
6. Perché credi che si debba leggere Atman Predatori nell’inconscio?
Se piacciono i misteri, la storia è avvincente. Se poi piace “masticare” un po’ di filosofia è proprio il vostro.
7. Da dove nasce la passione per la scrittura?
Sempre avuta, fin dalle elementari. Sarà che mia sorella mi ha insegnato a scrivere prestissimo.
8. Hai nuovi progetti in vista? Stai scrivendo un nuovo libro? Puoi anticiparci qualcosa?
Sì. Non sto mai senza scrivere. Penso che scriverò una storia d’amore ma tutt’altro che mielosa. Qualcosa di brutale in cui lei e lui non riescono a non farsi del male, a scambiarsi veleno.
9. Qual è il romanzo che ha “rivoluzionato” la tua vita conducendoti alla scrittura?
Ce ne sono diversi. Diciamo che lo stile di scrittura è stato influenzato da libri come “Mostri” di Dean Koontz ma ha risentito anche dei vari libri di filosofia orientale letti.
10. Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?
Credo che sia molto soggettivo l’apprezzamento o meno di un libro. Posso dire però che mi infastidisce la leziosità dello scrivere fine a se stessa, in cui prevale l’eleganza della forma rispetto alla sostanza. E non mi piacciono le descrizioni estetiche troppo prolisse, siano esse di luoghi o persone.
11. Adesso è arrivato il momento per porti da solo una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…
“Accetteresti migliaia di euro per vendere la tua storia ad un produttore che vuole farne un kolossal del cinema?”
“Sì.”