Di cosa parla Il complotto di Will Eisner
Non per pregiudizio e neanche per snobismo, ma solo all’alba dei miei ventidue anni ho letto il mio primo fumetto – intendiamoci: di un certo livello, anche io compravo Topolino da piccolo!
E documentandomi ho scoperto di aver iniziato con un grande del graphic novel.
Il complotto di Will Eisner è stato davvero interessante, è riuscito a trattare un tema molto serio e impegnativo con una semplicità mai banale.
La questione ebraica, l’antisemitismo, il presunto progetto sionista di conquistare il mondo fanno da nucleo della vicenda de Il complotto, ma al centro c’è dell’altro.
C’è la convinzione, amara, che all’uomo basti un capro espiatorio, un libro-feticcio – anche falso – per giustificare la propria miseria sia essa causata da una condizione di tirannia o da una congiuntura economica sfavorevole.
Alla fine siamo (quasi) sempre tigri con spirito da pecora e la testa piena di vento come scrive Maurice Joly nel suo Dialogo all’inferno e inciampiamo sempre nel più facile senza impegnarci a riflettere e a pensare un momento.
Doveroso è spendere qualche minuto per leggere l’introduzione di Umberto Eco che riesce magistralmente a ricostruire un filo rosso e le fonti dei Protocolli dei Savi di Sion.
Will Eisner con Il complotto lascia un pezzo d’arte di un’attualità sconcertante; cos’è se non un novel che ricostruisce la storia che fa da incubatrice ai populismi moderni e un racconto ante-litteram sulla post-verità?
Recensione scritta da Matteo de Mitri
Trama del libro Il complotto
Nei Protocolli dei Savi di Sion si racconta di un fantastico piano ebraico per arrivare con l’astuzia al dominio del mondo. In realtà I Protocolli sono un clamoroso falso, un documento fabbricato dalla polizia zarista per giustificare l’odio contro gli Ebrei. Un documento tuttora spacciato per verità indiscussa dalla peggiore propaganda antisemita. Will Eisner, il padre della “graphic novel”, racconta la storia documentata dei Protocolli in questo romanzo per immagini, un capolavoro finito di scrivere e disegnare a un mese dalla morte. Introduzione di Umberto Eco.