Di cosa parla Rugìle di Fabrizio Ulivieri
Nel libro Rugìle di Fabrizio Ulivieri si possono trovare grandi riflessioni filosofiche sull’esistenza, sulle relazioni, sull’amore in tutte le sue sfumature, da quello fisico e passionale a quello intimista.
Ciò che viene narrato in Rugìle è il frutto di esperienze fatte negli anni che hanno ampliato il bagaglio emotivo e culturale di una persona. L’uomo, protagonista del libro, giunto alla fine della sua vita, può lasciarsi andare a qualunque riflessione senza temere nulla e soprattutto senza aver paura di perdere qualcosa di importante.
Il lettore sarà al fianco del protagonista provando un forte coinvolgimento emotivo quando viene raccontata la sua malattia, la sua guarigione e tutte le conseguenze che quel tempo complicato ha lasciato sulla sua carne e sulla sua anima.
Fabrizio Ulivieri utilizza, in alcuni casi, anche un linguaggio volgare, specificando nella sua nota iniziale che: “Anche nelle cose volgari esiste una ragione profonda. Qualsiasi atto volgare è un mondo in profondità che mostra un altro sé.”
Ciò che colpisce di Rugìle è la lucidità mentale dei ragionamenti fatti dall’autore che con le sue molte domande esistenziali conduce il lettore a cercare dentro di sé le risposte.
Si parte dalla certezza raggiunta dal protagonista che tutto cambia e questa rivoluzione porta a trasformazioni importanti che ci rendono persone diverse e portano a galla aspetti di sé inedite.
Fabrizio Ulivieri conduce il lettore all’interno delle sue riflessioni inducendo a capire che l’apparenza è molto diversa da ciò che si trova in profondità. Ed è quella parte nascosta che va ricercata, quella che ha maggiormente valore.
Il libro Rugìle può essere letto con varie intenzioni da parte del lettore, lasciandosi andare semplicemente alla trama o cercando di cogliere i dettagli più significativi dell’esistenza raccontati dallo scrittore. Nel primo caso è facile seguire la storia e l’istintività dei suoi personaggi, nel secondo ci vuole attenzione e predisposizione ad aprire la mente.