Di cosa parla La donna di ghiaccio di Robert Bryndza
Recensione del thriller La donna di ghiaccio di Robert Bryndza
È un gennaio ancora più gelido del solito, a Londra. Il freddo ha ghiacciato il laghetto nel giardino dell’Horniman Museum. L’attenzione del disoccupato impegnato nei lavori di giardinaggio per pubblica utilità è attratta dallo squillo dell’iPhone abbandonato sulla superficie congelata. Ma c’è dell’altro che lo induce a fissare lo sguardo terrorizzato: il volto di una ragazza.
Occhi vuoti e gonfi lo scrutano da sotto la lastra di ghiaccio trasparente. Ciuffi di capelli scuri intrappolati dal gelo, labbra dischiuse, come se stesse per dire qualcosa: il pathos drammatico del thriller La donna di ghiaccio scuote i lettori. È il primo noir di Robert Bryndza, uno scrittore inglese che vive in Slovacchia, in libreria da maggio, per i tipi Newton Compton (384 pagine, 9,90 euro l’edizione cartacea, 2,99 euro l’eBook).
Quando il sergente di turno nella reception della stazione di Polizia di Lewisham Row inquadra la giovane che ha chiesto di incontrare il sovrintendente, non sospetta che quella ragazza esile, in jeans scoloriti e maglione di lana, sia la detective Erika Foster. È stata trasferita nel commissariato londinese di periferia da Manchester, in tempo per prendere parte fin dall’inizio alle indagini sulla scomparsa della rampolla di una famiglia potente e influente. Il padre di Andrea Douglas-Browne è un esponente laburista di spicco e il caso ha messo in allarme la stampa.
Anche il personaggio di Erika è al debutto, come il suo autore. Pur vantando anni dedicati alle lettere, Robert Bryndza infatti esordisce come narratore di storie poliziesche. Finora aveva affrontato argomenti soft e sfornato pagine piene di romanticismo.
Nel briefing in Commissariato, si apprende che il presunto rapimento è diventato un orribile omicidio, perché Andrea e il cadavere intrappolato nel ghiaccio sono la stessa persona. È della giovane Douglas-Brown il cellulare con una preziosa cover di cristalli Swarovski ritrovato nella darsenetta del giardino.
Ecco perciò due ragazze, due caratteri diversi. La più ricca ha affrontato e non superato un passaggio a vuoto nella sua vita, finora apparentemente felice. Il “Daily Mail” la mostra in un’istantanea: abbronzata, in bikini, bella, elegante, lunghi capelli castani, labbra piene, seno abbondante.
L’altra, la nostra Foster, nasconde qualche problema, visto che prima di uscire in servizio, si attarda a confrontare la sua foto sul tesserino di riconoscimento con l’immagine di sé che vede riflessa nello specchio dello spogliatoio. Lo scatto di qualche anno prima ha fissato una donna sicura di sé, coi capelli biondi tirati indietro, che guarda l’obiettivo con aria di sfida. Invece, l’Erika che si specchia nello stanzino del Commissariato è una donna pallida, emaciata. I capelli biondi corti sono arruffati, cominciano a ingrigirsi alla radice. Pensa proprio di dover fare domanda per cambiare la foto.
Parte l’inchiesta. Il fidanzato di Andrea ha un alibi di ferro, partecipava a un evento pubblico nel centro di Londra. Per l’anatomopatologo Isaac Strong – un uomo particolarmente ben curato, dal volto gradevole e orgoglioso, tiene a segnalare Bryndza – il corpo dev’essere rimasto in acqua almeno settantadue ore. Non c’è dubbio che sia stata aggredita alle spalle e oltre ad averla malmenata, l’hanno probabilmente strangolata.
Mentre tutti, lettori, autore, recensore, siamo concentrati sui caratteri e il passato di Andrea ed Erika, qualcuno scruta di nascosto, nell’ombra.
Qualche casa più in là, in una rientranza sulla curva della strada, una figura è rannicchiata all’imbocco di un vicolo. Indossa indumenti neri e si mimetizza col buio. Osserva Erika dalla finestra e pensa tra sé che s’aspettava di incontrare più difficoltà nel trovarla.
Invece eccola qui, la detective Foster, in bella mostra e tutta illuminata alla finestra, come una puttana in un quartiere a luci rosse.
Aveva l’idea di una più giovane e florida. Adesso sembra emaciata, esausta, con un che di mascolino.
Può vedermi? Mi sta osservando come io osservo lei? No. Impossibile. Quella stronza non è così brava. Sta guardando il suo riflesso sul vetro e di sicuro quello che vede la deprime.
Quando il caso dell’omicidio di Andrea è stato assegnato alla Foster, l’ombra se l’è vista brutta. Una ricerca su Google ha rivelato che la poliziotta era stata salutata come un astro nascente, quando militava nella polizia metropolitana di Manchester, promossa ispettore detective a soli trentanove anni, dopo avere catturato l’educatore di un centro ricreativo giovanile, un serial killer: sei ragazze.
Ma Barry voleva farsi prendere. Invece non riuscirà prendere me. Ormai è caduta in disgrazia. Ha causato la morte di cinque agenti, compreso quell’idiota di suo marito. L’hanno assegnata a questo caso perché sanno che fallirà. Hanno bisogno di un capro espiatorio.
E dire che si era convinto che il corpo di Andrea non sarebbe mai stato trovato intatto, che avrebbe cominciato a decomporsi al calore della primavera, che avrebbe assunto un aspetto più simile a quello che era veramente. Quella maschera di bellezza nascondeva un mostro che gli aveva fatto ingoiare merda per troppo tempo. Ma il ghiaccio aveva conservato le fattezze bellissime…
Recensione del thriller La donna di ghiaccio scritta da Massimo Valenti