Intervista a Elvira Delmonaco Roll
1. Dovendo riassumere in poche righe il senso del libro La Morgia indiscreta, cosa diresti la scrittrice Elvira Delmonaco Roll?
Faccio fatica a definire il senso del mio scritto che nasce dall’amore per un mondo appena intravisto da bambina e poi sparito. Il mio intento è stato riportarlo alla luce, farlo rivivere tra le pagine mio libro, perché altri possano conoscerlo.
2. Cosa ti ha spinto a raccontare questa storia fatta di mistero ma anche di relazioni e modi di essere in un paese molisano che sembra fuori dal tempo?
Questa storia mi ha seguito per tanto tempo, fin da quando me ne ha parlato una mia parente novantenne, poi ho sentito che dovevo scriverla e, come tutte le storie, l’ho collocata nella cornice del suo tempo storico e del paese dove si è svolta. Però, strada facendo, la cornice è diventata parte della stessa trama del racconto, un personaggio onnipresente, senza il quale la storia stessa non sarebbe esistita, perché, come un arazzo, è stata tessuta con la vita del paese e dei suoi abitanti.
3. Cosa vorresti che i lettori riuscissero a comprendere leggendo questa storia? Quale segno vorresti lasciare in loro?
Premetto che non sono una storica, perciò gli avvenimenti di cui parlo sono conosciuti a tutti gli italiani. Quello che mi piace è ricreare le atmosfere del passato e l’atmosfera di Pietracupa, io la conosco bene, perché l’ho vissuta nella mia infanzia, nell’immobilismo socio-culturale del paese che durava da secoli. Questo passato vorrei condividerlo coi miei lettori, perché esso è un nostro bene comune, da vivere senza nostalgia, accettandolo per quello che è, con le sue brutture e i suoi pregi, con la sua lezione sulla differenza tra accettazione di ciò che non può essere cambiato e rassegnazione, tra abuso e diritto. Non ho mai pensato di lasciare il segno, non ho mai inteso fare della didattica o della morale, o esprimere le mie idee, sta al lettore trovare nelle mie parole il suo messaggio.
4. Se Elvira Delmonaco Roll dovesse utilizzare tre aggettivi per definire La Morgia indiscreta, quali userebbe?
Duro, sincero, poetico.
5. Cosa c’è di vero in questo libro e cosa di romanzato è stato aggiunto?
Come ho detto, la storia della morte del parroco mi fu raccontata anni fa. Vera è l’ambientazione storica e la descrizione del paese con la Morgia a dominarlo insieme alle chiese, mentre i miei personaggi non sono esistiti, anche se alcuni di loro portano i caratteri di diverse persone di cui ho sentito parlare. Ad esempio ho conosciuto l’ultimo “magaro” e in paese fino a qualche anno fa circolava più di una strega a incutere timore, insieme al lupo mannaro e al “mazamarill”, oggi distrutti dalla “modernità”, come dicono in paese.
6. Perché credi si debba leggere il tuo libro?
A me è piaciuto scriverlo e penso che il lettore possa incuriosirsi e farsi trasportare in un passato che è ancora tutto da scoprire, come il Molise, immaginando al posto dei campi incolti, le spighe di grano ondeggianti al vento, le vigne cariche d’uva nera e i rigogliosi boschi di querce.