Di cosa parla I pensieri oziosi di un ozioso di Jerome Jerome
L’umorismo di Jerome Jerome che troviamo nel libro I pensieri oziosi di un ozioso è un lieve, delicato, volto alla spensieratezza. Infatti egli sostiene che “Oggigiorno, i lettori pretendono che un libro corregga, istruisca ed elevi. Questo mio volume non eleverebbe una mucca.”
I pensieri oziosi di un ozioso ci introduce in un mondo “lontano” dai grandi eroi, dalle grandi imprese e al tempo stesso ci prende per mano e ci porta a riflettere sulla realtà composta, invece, di piccoli momenti che comunemente si susseguono nella vita quotidiana di tutte le persone.
Lo humour di Jerome è senza tempo, leggero e delicato, in grado di sorprendere sempre per la sua “non-ovvietà” in una vita “banale” e “normale”.
Nel libro I pensieri oziosi di un ozioso lancia continuamente osservazioni che bloccano il naturale fluire del tempo, tanto che egli stesso sostiene “Che faccenda atrocemente insipida dev’essere la vita per i soddisfatti! Come deve pesare il tempo sulle loro spalle! Con che cosa mai occupano i loro pensieri, supposto che ne abbiano?”
Le caricature fatte alla società piccolo borghese sono velate e impercettibili perché i vizi e le virtù descritte sono solo una forma di svago letterario davanti a temi “altisonanti” come: abiti e portamento, cani e gatti, la bolletta, i nervi, la vanità ecc…
Egli nel trattare dei grandi sentimenti come l’amore sostiene che “L’amore è come il morbillo, dobbiamo passarci tutti. E, come il morbillo lo prendiamo una volta sola”.
E la felicità cos’è?
“Lo stomaco è la vera sede della felicità”.
Tratta temi futili e al tempo stesso mal sopporta anche la grandezza dei grandi autori, infatti afferma che “Shakespeare scriveva le sue commedie allo scopo di mantenere un menage agiato per la sua signora e per i Piccoli Shakespeare”.
La bellezza del suo umorismo sta nel fatto che pur avendo conosciuto personalmente l’esperienza devastante della guerra, con la sua violenza, le sue atrocità, i suoi morti e la sua cattiveria, decide volutamente di tenersene alla larga parlandoci di una verità-realtà più soft al solo scopo di deliziarci, di farci “evadere” nella riflessione.
Il suo intento, non dimentichiamocelo,è quello di prestare attenzione al particolare, e come sostiene Giorgio Manganelli lui è “Un grande raccontatore di storielle perché sa raccontare in modo irresistibile l’aneddoto che tutti conoscono.”
Recensione scritta da Concetta Padula