Trama, recensione e commento romanzo Il secondo cavaliere
In copertina si legge Alex Beer, ma non ci cascate: sta per Daniela Larcher, nata a Bregenz nel 1977, studi di archeologia a Vienna, dove vive.
Il secondo cavaliere è il suo primo romanzo, bestseller in Austria e Germania, apparso in Italia a luglio 2018, per i tipi delle Edizioni E/O, 336 pagine 18 euro, tradotto da Silvia Manfredo.
Nel lavoro di Daniela ci sono un protagonista singolo, Emmerich ed uno collettivo, Vienna, in un momento difficile della sua storia, nel 1919. Una stagione secolare di grandezza è tramontata tragicamente dopo la sconfitta nella Grande Guerra.
Trama del libro Il secondo cavaliere di Alex Beer
August Emmerich è un ispettore capo di polizia, conosce il mestiere e sogna di entrare nella prestigiosa Sezione Omicidi.
La battaglia di Vittorio Veneto gli ha regalato una scheggia in un ginocchio, che nessun chirurgo militare ha potuto asportare. È un segreto che deve nascondere, potrebbe costargli la carriera.
Non può mostrare la minima debolezza, ma la ferita si fa sentire e gli antidolorifici stentano a tenere a bada le fitte. Difficile procurarseli, in una capitale in cui scarseggiano cibo, carbone, indumenti. Le merci essenziali sono disponibili solo a caro prezzo: fiorisce la borsa nera.
La gente è in miseria, le famiglie languono, i reduci fanno la fame. Reggono solo i pescicani arricchiti dall’industria di guerra e fanno fortuna i contrabbandieri, che hanno campo libero in un sistema sotterraneo di grotte, che chiamano “la Fortezza” e serve da base per tutti i traffici clandestini.
Uno dei capi è Veit Kolja, che il superiore di August, l’ispettore distrettuale Sander, vorrebbe al più presto dietro le sbarre.
Emmerich convive con la scheggia e con una brava donna, Luise, vedova di guerra con tre figli piccoli, affezionati al poliziotto che frequenta casa.
Per lui sarà provvidenziale nel corso del romanzo l’assistente novellino appioppatogli da Sander, il viennese Ferdinand Winter, un giovane pieno di energia e buona volontà, anche troppo, tanto da rischiare di farsi notare nella folla, mandando a monte il più riservato pedinamento.
È tenero e gentile, di famiglia aristocratica falcidiata dalla febbre spagnola. Gli è rimasta solo la nonna, la corteccia è troppo dura perfino per i batteri letali che infestano l’Austria piagata dalla guerra.
L’anziana nobile, una vecchietta fragile ma irascibile, nostalgica dei fasti del kaiser und koenig, è la nota di colore nella narrazione. Non altrettanto, di certo, l’uomo con una fasciatura in testa e un mucchietto di stracci addosso, che Emmerich trova in casa di una sconvolta Luise.
È il marito, Xaver, reduce da un campo di prigionia in Siberia. Nel suo caso, il certificato di morte era stato redatto con fretta eccessiva, evidentemente.
È così che l’ispettore si ritrova fuori di casa, ospite del buon Winter, mentre Sander si ostina a spingerli alle calcagna del borsanerista Kolja, che scopriamo cresciuto insieme ad August in orfanotrofio.
Seconda parte della trama del libro Il secondo cavaliere
Tanto Emmerich che Ferdinand preferirebbero condurre ben altra indagine di cronaca nera, molto più intrigante. È un caso che nasce da suicidi apparenti e apparentemente separati, sebbene i due poliziotti nutrano subito forti dubbi.
Poi quelle vittime cominciano ad “avvicinarsi”, collocandosi in un quadro comune, che passa dalla trattoria Poldi Tant e da un fosco locale notturno, il Chatam Bar, ma soprattutto si lega a un reparto dell’Imperial Regio Esercito che ha operato in Galizia, sul fronte russo.
L’ex caporalmaggiore Jost è stato ucciso in un bosco, per primo. Il camerata Zeiner colpito alle spalle e annegato nel Danubio. Czerin, strangolato in un cinematografo. Toccherà anche ad un quarto. Si saprà che si erano macchiati di crimini di guerra, per ordini superiori.
Di un omicidio è suo malgrado incolpato l’innocente Emmerich. La giustizia si rivolta contro di lui, accusandolo del delitto della cameriera della trattoria, che aveva fornito informazioni sul gruppo degli ex combattenti. Per fortuna di August, Ferdinand veglia, ma la situazione resterà complicata.
Tante persone e situazioni sono di fantasia, altre risultano assolutamente vere, come i locali citati e la città sotto la città, “la Fortezza”.
Verissima è la dura realtà della Vienna del 1919, in preda alla miseria.
L’economia aveva toccato il fondo, i reduci vagavano abbandonati a ferite e privazioni. Disoccupazione alle stelle, alloggi insufficienti per la folla spinta in città dall’indigenza, cibo scarso e ovviamente caro.
Si cercava di sbarcare il lunario con la borsa nera. Qualcuno coltivava orti nei giardini cittadini, proteggendoli dai furti. Donne perbene erano costrette a prostituirsi, nel dilagare delle malattie. Venivano macellati perfino gli animali degli zoo. Di contro, cresceva l’abuso di eroina. Si conosceva come calmante della tosse, ma si cominciava ad appezzare la capacità di controllare dolori ed ansia. Il basso dosaggio e la somministrazione orale frenavano la dipendenza, favorendo la diffusione.
Una Vienna grigia, in un romanzo in nero, pienamente valido, tuttavia. Una narrazione avvincente quella del libro Il secondo cavaliere.
Recensione libro scritta da Massimo Valenti
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