Di cosa parla “Prigionieri del paradiso” di Paasilinna Arto
Un gruppo composto da piloti e hostess inglesi, medici norvegesi, taglialegna e ostetriche finlandesi e infermiere svedesi sopravvive all’ammaraggio di fortuna dell’aereo su cui si trovavano a viaggiare. La strana combriccola, facente parte di una missione dell’ONU, si ritrova naufragata in una piccola isola indonesiana.
La particolarità del romanzo “Prigionieri del paradiso” di Paasilinna Arto sta nel fatto che i protagonisti, superati i primi attimi di scoramento, si industriano per rendere il loro forzato soggiorno quanto più confortevole possibile.
E’ così che l’organizzazione per la sopravvivenza si trasforma in un’assurda quanto perfettamente funzionante società ideale, i cui partecipanti eleggono democraticamente il loro governo, che stabilisci semplici e condivise regole. Il denaro nelle case è abolito, la ricchezza ridistribuita in modo da rendere tutti socialmente uguali, tutti uniti nella stessa sorte.
La proverbiale efficienza del sistema sociale dei paesi nordici fa la sua comparsa in questo divertente romanzo “Prigionieri del paradiso” di Paasilinna Arto che, oltre a descrivere la nascita di una società che abbia il benessere comune come obiettivo, dimostra come non sia necessario rinunciare a tutti i comfort per avere un’organizzazione sociale alla portata di tutti.
Gli ingegnosi naufraghi, infatti, si organizzano per soddisfare tutte le loro esigenze: è così che costruiscono un frigorifero con i giubbotti salvagente recuperati nell’aereo, allestiscono un consultorio per la distribuzione dei contraccettivi, e organizzano anche un’area dedicata alla sauna, il tutto in un crescente clima allegria, solitamente fuori luogo per la situazione che stanno vivendo.