Trama, recensione e commento libro Il cantastorie di Maria Daniele
Il cantastorie di Maria Daniele è un poema intriso di poesie, di pensieri delicati e condivisibili. Chi leggerà questo libro avrà la sensazione di ascoltare una canzone, con un ritmo sempre in crescendo.
Se leggendo Il cantastorie inizialmente si ha l’impressione di trovarsi dinanzi a un testo dal sapore fiabesco, dopo questa certezza crollerà. Il Male presente nella sua forma più concreta e violenta si ripercuoterà sulle pagine.
Maria Daniele vuole far intendere come la vita sia piena di sfumature, non esistono solo sentimenti pacifici, amorevoli e che ci danno completezza. Esistono anche le difficoltà, le sfide, le salite e il Male.
L’affetto, però, e l’amore indirizzato alla vita e agli altri diventano per contrappasso simbolo di bellezza, come il Bene che contrasta il Male.
Il cantastorie è una sorta di poema corale, a più voci; sono tanti i personaggi che diventano protagonisti. Persone che subiscono il dolore, che sono soffocati dalla cattiveria, che sembrano spacciate ma poi si rialzano, lottano e in alcuni casi vincono contro il nemico.
In questo libro c’è un’intensità che diventa concreta sempre più con lo scorrere delle pagine. Tutto parte da un Chi ero? Chi sono? Tutto inizia con una richiesta per cercare di capire chi guida un pensiero difficile da comprendere, che porta ad altre riflessioni. E poi la trama di questo libro si svolge con un ottimo ritmo, con un passo veloce.
Commento libro
Questo testo sembra essere un’opera teatrale, si può immaginare un attore da solo su un palco, con la luce puntata addosso, mentre attorno tutto è avvolto dall’oscurità.
E l’attore inizia il suo monologo, che diventa dialogo con lo spettatore. Ho rivisto tutto questo leggendo il libro di Maria Daniele.
Vi è un messaggio tra i vari che a mio avviso pare risaltare: il comportamento dell’uomo è la conseguenza di tante altre azioni, sentimenti, pensieri e accadimenti. Il nostro comportamento può dipendere da quello di un altro, di una persona che ha vissuto un’altra storia e in un’altra epoca. E anche se tutto ciò che abbiamo intorno e dentro è cambiato, molto resta immutato nella sostanza.
Per questo siamo coinvolti e non individui asettici, distaccati dal resto, non empatici.
Potrebbe essere questo il senso de Il cantastorie, oppure avere altri significati che il lettore potrà cogliere, l’importante è lasciarsi rapire dalle parole di questo libro.
Ciò che è certo invece è che non si resta mai spettatori realmente quando ci si sente coinvolti, anche se la vita che si racconta non è la nostra.
“Avrei voluto raccontare da Cantastorie non il deserto avvelenato né gli eventi maledetti né lacrime che bruciano gli occhi, né cordoni ombelicali danneggiati per poi essere separati le mie storie volevano riflettere la luce come scintillio di stelle per colorare i mari per poi spogliarli dei fondali.”