Di cosa parla “La vocazione” di Cesare De Marchi
Luigi frigge continuamente patatine, lavora in un fast food, ma ha una vocazione sin da giovane, quella di diventare uno storico, nonostante non sia riuscito a proseguire gli studi universitari.
Quel poco di tempo che gli resta, lui lo usa per ricostruire momenti del passato, nutrendosi dei libri della biblioteca. Luigi si addentra nella storia, non riesce più a distinguere la realtà attuale da quella che sta solo immaginando attraverso lo studio.
Ha messo in piedi persino una sua teoria storica: i cambiamenti sociali sono il risultato di una “insofferenza dell’insicurezza” che porta gli uomini a stanziarsi su un presente che perché attuale, sembra rassicurare.
Così instabile e desiderosa di equilibrio, sembra essere persino la sua vita sospesa tra la sua vocazione che lo spinge sempre alla ricerca della verità nel passato, e la continua frustrazione che prova ogni giorno che passa in quel fast food. Luigi si convince sempre di più di essere vicino al fallimento come storico e le sue certezze iniziano a vacillare.
Solo una persona, il suo migliore amico, affetto da una malattia che lo spinge a crisi depressive, sembra riuscire a mostrargli la via migliore e a trasmettergli la serenità che gli manca.