Di cosa parla “Il sangue è randagio” di James Ellroy
Per tutti gli appassionati di James Ellroy dopo sette anni da “Sei pezzi da mille” e dal precedente “American Tabloid” arriva l’episodio conclusivo di “American Underworld Trilogy”. Ecco finalmente “Il sangue è randagio”.
Siamo nel 1968. L’America sembra soffocare dal caldo, in più ci sono eventi da chiarire e scandali che hanno segnato negativamente la vita politica degli Stati Uniti.
Tra lo scandalo di Watergate, le operazione della Mafia del Sud America, la presidenza di Nixon, la morte di Edgar Hoover, l’Imperialismo USA. Tra razzismo, crimini efferati, cospirazioni e tanto altro, si susseguono in un pathos inarrestabile le pagine di questo noir travolgente.
Lo scrittore sembra voglia dare un’immagine completa di un’America devastata da eventi che l’hanno portata quasi ad un’implosione nel giro di pochi anni dal 1968 al 1972. Tutto in più di 800 pagine.
Quarta di copertina libro
Estate del ’68. Dopo gli omicidi di Martin Luther King e Robert Kennedy, gli Stati Uniti sembrano sul punto di esplodere. Disordini, speculazioni politiche e teorie del complotto scuotono dalle fondamenta la stabilità sociale. Le organizzazioni di militanti afroamericani sono sul piede di guerra nel southside di Los Angeles. J. Edgar Hoover, capo dell’FBI, prepara drastiche contromisure. E il destino ha piazzato tre uomini in un punto nevralgico della Storia.
Dwight Holly uomo di fiducia di Hoover, è incaricato di fomentare contrasti fra i gruppi del potere nero e ossessionato dalla figura di una comunista ebrea di nome Joan Rosen Klein. Wayne Tedrow, ex poliziotto e trafficante occasionale di droghe, lavora per il miliardario Howard Hawks alla costruzione di una rete di case da gioco nella Repubblica Dominicana. Don Crutchfield, guardone e investigatore privato di mezza tacca, coinvolto in cose più grandi di lui.
E al centro, il fulcro attorno a cui tutto ruota: Joan Rosen Klein, la Dea Rossa, autentica femme fatale. Ellroy attraversa un periodo infuocato della storia americana mescolando la crudezza di eventi realmente accaduti alle vicende di personaggi le cui esistenze sono la sintesi di un’epoca di corruzione e malaffare. Terza tappa del viaggio cominciato con “American Tabloid” e proseguito con “Sei pezzi da mille”, è un noir magnetico, l’aspro ritratto di un mondo che ha perduto le linee di confine tra bene e male, giusto e ingiusto, dove nessuno può reclamare redenzione.