Di cosa parla Cinacittà di Tommaso Pincio
Il libro Cinacittà di Tommaso Pincio con il delitto supremo, Caino ha ucciso Abele e da quel gesto è nata la storia, quella reale, che si macchia di sangue, su cui si costruisce Roma. La città però non resta sempre la stessa, ci sono tanti piccoli cambiamenti che la portano ad essere quella che è.
Il caldo nel Sud aumenta e c’è una crisi economica causata dalla nuova moneta che crea frustrazione e scompiglio, non si può fare molto, se non adattarsi a questa rivoluzione, ma è difficile, gli unici che sembrano riuscirci sono i cinesi, che per cultura, dedizione e carattere, riescono a trarre profitto anche da un momento economicamente scottante e che lentamente si impossessano dello spazio riuscendo a gestire tutto senza farsi molti problemi.
Ma questa è solo una parte della storia, perché il protagonista di Cinacittà di Tommaso Pincio è un uomo che trascorre le sue giornate rinchiuso nel carcere di Regina Coeli leggendo la biografia di Marx e cercando di capire come può essersi cacciato in quel guaio.
E’ stato accusato di aver ucciso una donna cinese, una prostituta, trovata morta accanto al suo corpo dopo molti giorni dal suo decesso. Ma qual è realmente la sua colpa? L’uomo è responsabile della morte di quella giovane ragazza o si è trovato stretto in un gioco che non gli apparteneva?
Fino a quel momento la sua vita era stata abitudinaria, senza troppi scossoni, ma ne era soddisfatto, gestiva il suo tempo da disoccupato, amministrando un capitale reduce della sua liquidazione, e frequentava assiduamente un go-go bar di Roma, guardando donne nude danzare e cercare di accalappiare gli uomini.
Ma poi è accaduto l’inevitabile, e tutto per un incontro sbagliato, quello con un uomo cinese che si è fatto scudo con il suo corpo utilizzandolo in giochi loschi che lo ha condotto alla vita da recluso. E’ così che in Cinacittà di Tommaso Pincio il principio diventa la fine, il delitto di Caino si ripete, ma cosa si nasconde dietro?