La redazione del sito Recensione Libro.it intervista con lo scrittore Nathan Levi autore del libro “La metamorfosi dei papaveri”
1. Dovendo riassumere in poche righe il senso del tuo libro “La metamorfosi dei papaveri”, cosa diresti?
Il romanzo risponde al mio desiderio di una vita: che Israele, il mio paese natale, possa vivere in pace con il popolo palestinese. In una realtà incancrenita nell’odio etnocentrico fra due popoli incapaci di accettare il proprio destino comune nella stessa terra, utilizzando una trama di tipo thriller politico, ho inteso dare voce all’ipotesi, appena fantascientifica, che la pace sia raggiungibile stimolando l’empatia dei governanti israeliani nei confronti dei Palestinesi.
2. Da dove nasce l’idea che ha spinto Nathan Levi a scrivere questo thriller?
Nasce dall’insofferenza per la sofferenza dei Palestinesi e, come medico, dal mio interesse per le neuroscienze riguardanti l’empatia. Sono stato anche incoraggiato da una pubblicazione scientifica di psicologi dell’Università di Haifa, che hanno dimostrato che la somministrazione dell’ormone ossitocina a un gruppo di israeliani era in grado di stimolarne l’empatia verso la sofferenza del nemico palestinese.
3. Cosa vorresti che i lettori riuscissero a comprendere leggendo le tue parole? Quale segno vorresti lasciare in loro?
Che il romanzo possa raggiungere cuori e coscienze. Il romanzo di un ebreo, nato in Israele, che punta il dito contro la politica del proprio paese natale e che indica l’empatia come sentimento fondamentale per porre fine all’odio e intraprendere il cammino della pace. Auspico che la divulgazione di questo romanzo stimoli il dibattito su un tema sensibile, essendo ben consapevole di inimicarmi molti dei miei correligionari e tutti coloro che tifano per Israele in modo acritico e viscerale.
Con la dovuta modestia, al pari di grandi scrittori israeliani, come Amos Oz e David Grossman, vorrei anche trasmettere la preoccupazione per la deriva israeliana verso uno stato confessionale, e la convinzione che la sopravvivenza stessa di Israele dipenda dal raggiungimento di una giusta pace con i Palestinesi.
4. C’è qualcosa che avresti voluto aggiungere al libro, quando lo hai letto dopo la pubblicazione?
Confesso di non averlo ancora riletto. Anche per l’indigestione che ho fatto, insieme al mio bravissimo editore, nelle numerose letture che hanno preceduto la pubblicazione. Al momento, non credo però di aver tralasciato alcunché di essenziale.
5. Se Nathan Levi dovesse utilizzare tre aggettivi per definire “La metamorfosi dei papaveri”, quali userebbe?
Coinvolgente, pacifista, chimerico.
6. Cosa hai pensato quando hai messo il punto al libro?
Che avevo finalmente concluso un grosso impegno. Mi riferisco in particolare all’attenzione per lo svolgimento della trama che un thriller richiede. Essendo il mio primo thriller, non avevo previsto la meticolosità necessaria alla precisione degli intrecci. Poiché gli eventi si svolgono in un anno ben preciso, in un futuro prossimo non molto lontano, era necessario fare anche attenzione che gli eventi narrati, giorno per giorno, fossero compatibili con le festività ebraiche e palestinesi.
7. Perché credi si debba leggere il tuo romanzo?
Il romanzo può piacere a varie tipologie di lettori: a chi ama il genere thriller, a chi è interessato al conflitto israelo-palestinese, alle neuroscienze, alla pace in Israele e nel mondo e a chi soffre per le sofferenze altrui.
8. Hai nuovi progetti? Stai scrivendo un nuovo libro? Puoi anticiparci qualcosa?
Mi piacerebbe dare un seguito alla ‘Metamorfosi’, riprendendo alcuni personaggi, a cui mi sono affezionato, in altre avventure. Ne ho in mente la trama e qualche pagina nel cassetto. Ma, al momento, preferisco dedicarmi al tema svolto nel romanzo continuando il blog che ho da poco avviato.
9. Qual è il romanzo che hai letto e ti ha più colpito emotivamente in quest’ultimo anno?
‘Shosha’, di Isaac B. Singer. Uno dei tanti romanzi del grande scrittore ebreo polacco che ho riletto più volte, uno scrittore tormentato da dubbi esistenziali e che considero il mio mentore letterario.
10. Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?
Non credo si possa e debba sconsigliare un libro in modo così assoluto. Penso che ‘censurare’ un libro possa derivare soltanto da integralismi politici o religiosi che non mi appartengono.
11. Adesso è arrivato il momento per porti da solo una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…
Bella domanda! Arguta e che apre un mondo. Non saprei… Fra le tante che mi vengono in mente, ne scelgo una – mi si perdoni l’immodestia: “Se tu fossi Dio, rifaresti l’uomo, oppure lasceresti perdere accontentandoti della magnificenza di stelle e pianeti?”.