La redazione del sito Recensione Libro.it intervista lo scrittore Paolo Durando autore del libro “Dorian Hertz”
Dovendo riassumere in breve il significato del tuo libro “Dorian Hertz”, cosa diresti?
Il messaggio è che in letteratura si può pensare l’impensabile. Si possono immaginare anche universi paralleli basati su leggi molto diverse dalle nostre. In questo caso ho pensato a un mondo di “esseri sonori”.
Da dove nasce l’ispirazione che ti ha fatto immergere in questa storia piena di elementi interessanti?
L’ispirazione mi è venuta, in parte, dal linguista danese Hjelmslev, che parla di “materia del contenuto”, massa del pensiero amorfa, a cui ogni lingua attinge creando una “sostanza” e una propria “forma”. Per analogia, selezionando e combinando elementi diversi da una supposta, universale “materia del contenuto”, potremmo ottenere realtà molto distanti dalla nostra.
Cosa hai provato quando hai dato forma ai tuoi pensieri e sentimenti?
Ho pensato che sarebbe stato facile fallire. Scrivendo, certi nodi si scioglievano, ma altri persistevano. E restano tuttora.
Cosa vorresti che i lettori riuscissero a comprendere leggendo le tue parole?
Che la musica è un universo. Che la nostra realtà potrebbe celarne altre, come in una matrioska. E che tra una realtà e l’altra potrebbero esserci legami e richiami.
C’è qualcosa che avresti voluto aggiungere al libro, quando lo hai letto dopo la pubblicazione?
Avrei voluto, forse, approfondire e chiarire ulteriormente principi e leggi di questo mondo parallelo degli esseri-suono, dove il linguaggio è materia, la poesia scultura, il romanzo paesaggio.
Se dovessi utilizzare tre aggettivi per definire “Dorian Hertz”, quali useresti?
Temerario, spiazzante, nostalgico.
Cosa hai pensato quando hai messo il punto a questa storia?
Che lo statuto della realtà non è forse così solido come crediamo. Del resto i fisici parlano da tempo della possibile esistenza di universi paralleli.
Perché credi si debba leggere il tuo romanzo?
Non si “deve” leggere questo romanzo. Potrebbe incuriosire un musicista, cosa che io non sono. E tutti quelli che apprezzano il pensiero divergente, il lato “schizoide” della nostra esperienza.
Viviamo in un mondo folle che sembra trarre ispirazione dai romanzi di fantascienza. Hai pensato di scrivere un romanzo legato a quello che stiamo vivendo nel 2022?
Viviamo in un tempo distopico. È davvero finita una lunga fase privilegiata della storia dell’Occidente, di cui soprattutto noi vituperati “boomer” abbiamo usufruito appieno. Per i giovani è ora tutto più difficile. E non si sa quali conseguenze a lungo termine avrà, su adolescenti e bambini, un periodo che ha visto limitazioni senza precedenti della spontaneità e della progettualità. È un giro di boa, in cui il futuro è scomparso come orizzonte di edificazione e riscatto, sostituito dall’attesa di una catastrofe, climatica, pandemica, nucleare. Chi scrive certamente è chiamato a confrontarsi con tutto questo, ma ci vuole tempo. Siamo in un’accelerazione che rischia di trovarci inadeguati o, soprattutto, sopraffatti.