La redazione del sito Recensione Libro.it intervista lo scrittore Guido Rojetti autore del libro “Com’è profondo il Male”
1. Dovendo riassumere in breve il significato del tuo libro “Com’è profondo il Male”, cosa diresti?
Direi che questo libro è un esorcismo attraverso l’umorismo per farsi beffe del demone del Male che ci sovrasta.
2. Da dove nasce l’ispirazione che ti ha portato a scrivere questi racconti usando l’umorismo e l’autoironia per parlare di Male?
Nasce da titolo della canzone di Lucio Dalla: Com’è profondo il mare e da lì, storpiarne il titolo per farne un calembour, il passo è stato breve, anzi istantaneo.
3. Cosa hai provato quando hai dato forma ai tuoi pensieri e sentimenti?
Gioia e divertimento, come sempre quando scrivo.
4. Cosa vorresti che i lettori riuscissero a comprendere leggendo le tue parole?
Che la risata è terapeutica. Ridere allenta la tensione, è luce e ci dà un senso di potenza: se possiamo ridere, nello stesso tempo non possiamo essere tristi. Chi smuove la risata ha un potere, quello di sconfiggere e in un certo senso esorcizzare la paura, la tristezza, la noia, almeno nel momento in cui la risata scoppia fragorosa o semplicemente apre il nostro viso e lo illumina di divertimento, in una gioia a volte bambina.
Un gioco, con le parole, la mimica, il senso o il nonsenso che ci fa davvero tornare piccoli, e in cui desideriamo leggerezza e spensieratezza, e le ritroviamo. Col riso, la nostra energia è risvegliata sia quando creiamo situazioni o battute divertenti che quando assistiamo a uno spettacolo comico.
5. C’è qualcosa che avresti voluto aggiungere al libro, quando lo hai letto dopo la pubblicazione?
Volendo dilungarmi, avrei potuto portarlo a 300 pagine, ma sarebbe costato troppo. Già il fatto di aver inserito ben 35 fotografie ha avuto il suo peso.
6. Se dovessi utilizzare tre aggettivi per definire “Com’è profondo il Male”, quali useresti?
Espressivo, divertente, mutevole, originale, riflessivo. Lo so, sono cinque… che faccio: lascio?
7. Cosa hai pensato quando hai messo il punto a quest’opera?
“Peccato, è già finita.”
8. Perché credi si debba leggere il tuo libro?
Perché si prefigge il benessere altrui, attraverso un sano e gioioso intrattenimento che giova a tutti.
Essere divertente fa bene a noi e agli altri.
Perché esorcizzare il nostro dolore e le nostre paure con una visione buffa del Male è un anestetico poderoso.
9. Hai uno scrittore in particolare da cui ti senti ispirato?
Be’, riferendomi ai soli umoristi, direi Alessandro Bergonzoni, Romano Bertola, Marcello Marchesi, Ennio Flaiano, Roberto Gervaso, Karl Kraus…
Per il resto, amo tutta la filosofia. Soprattutto la mia…
10. Hai nuovi progetti? Stai scrivendo un nuovo libro? Puoi anticiparci qualcosa?
I progetti immediati vanno in direzione diametralmente opposta e sono: la pubblicazione di un’enciclopedia di aneddoti che ho in stesura: I Grandi Romanzieri -Vizi, vezzi e virtù – Segreti, stranezze e pettegolezzi circa 350 nomi).
L’altro progetto è un libro a scopo didattico per gli scrittori (affermati e non) dove a parlare, consigliare e mostrare i loro segreti (per tutti i generi letterari) sono gli scrittori stessi. E quindi dal titolo Parola di scrittore. Ovviamente, come per quello dei romanzieri, si tratta anche qui di un vasto lavoro di ricerca di testimonianze già scritte e di farne una raccolta mirata.
11. Qual è il romanzo che hai letto e ti ha più colpito emotivamente in quest’ultimo anno?
Memorie di Adriano, di Marguerite Yourcenar.
12. Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?
Roma sfida Cartagine, di Sandro Roazzi. Una sequela impressionante di errori ortografici, sintattici e di punteggiatura come non si riuscirebbe a trovare nemmeno leggendo tutto lo scibile letterario.
Mi auguro che l’editore (P.S.) vi abbia poi messo mano massicciamente. Io l’ho letto qualche anno fa, e se sono arrivato sino al fondo è stato solo per rendermi conto fino a che punto poteva arrivare quella sequela di errori. Ma è stata veramente dura…
13. Adesso è arrivato il momento per porti da solo una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…
Perché scrivi?
Perché chi scrive si sopravvive.
Sono uno spirito libro.