La redazione del sito Recensione Libro.it intervista lo scrittore Massimo di Taranto autore del libro “Le verità del commissario Colasanti”
Dovendo riassumere in poche righe il senso del tuo libro “Le verità del commissario Colasanti”, cosa diresti?
Il senso del libro è riportato proprio nel titolo che riassume in cinque parole l’intero tessuto narrativo dell’opera: bisogna fare attenzione alle apparenze anche se provengono da una figura colma di autorità e prestigio quale può essere un commissario delle Guardie di Pubblica Sicurezza, perché la verità sa nascondersi con abile perizia.
Da dove nasce l’idea che ti ha portato a scrivere questo secondo giallo con protagonista il commissario Colasanti?
Mi ero reso conto che il primo romanzo, “Le indagini del commissario Colasanti” lasciava gli spunti narrativi di maggior rilievo in sospeso, mi sono quindi convinto a scrivere il seguito che comunque lascia a sua volta ulteriori motivi di approfondimento che ho esplicitato nel romanzo: “Il commissario Colasanti e lo spinoso caso dell’ospedale Santo Spirito”, terzo episodio di quella che a questo punto può essere considerata una vera e propria saga dedicata al commissario di Polizia più bravo dello Stivale.
Cosa vorresti che i lettori riuscissero a comprendere leggendo le tue parole? Quale segno vorresti lasciare in loro?
Di guardare sempre al di là dei propri occhi; al di là della prima impressione che qualunque situazione può provocare; perché la verità si nasconde laddove non si penserebbe mai di trovarla e quasi sempre non è piacevole; molte volte si preferisce credere ad una comoda bugia piuttosto che a una scomoda verità.
C’è qualcosa che avresti voluto aggiungere al libro, quando lo hai letto dopo la pubblicazione?
La volontà di aggiungere qualcosa l’ho maturata una volta scritta la parola “fine”, tant’è che poi ho scritto due seguiti e ho trasformato il primo romanzo, “Le indagini del commissario Colasanti”, in una serie.
Se dovessi utilizzare tre aggettivi per definire “Le verità del commissario Colasanti”, quali useresti?
Avvincente, mai scontato e consigliato agli amanti del genere noir.
Perché credi si debba leggere il tuo libro?
È un salto nel tempo nella Roma degli inizi degli anni ‘ 50; ci si confronterà con una società apparentemente diversa anni luce dalla nostra ma, per certi versi, sorprendentemente attuale. Perché, in definitiva, scavando nelle profondità dello spirito ci si rende conto che l’uomo è sempre lo stesso nel suo nucleo più interiore.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Vedo un Colasanti impegnato in un’indagine piuttosto delicata che trova implicate persone legate alle istituzioni pubbliche; inoltre, un nuovo personaggio, che farà il suo ingresso nel quarto romanzo dedicato al commissario Colasanti, sarà il protagonista di un altro romanzo. In questo caso l’arco temporale si sposta di qualche anno nel passato, oscillando tra fascismo, Seconda guerra mondiale e i primi anni Cinquanta della Roma di Colasanti. Infine, mi dedicherò al concetto di “famiglia” e al bisogno di protezione naturalmente avvertito da ciascun “parente”.
Qual è il libro che hai letto quest’anno che ti ha più colpito e consiglieresti?
“The Wisdom of Psychopaths” di Kevin Dutton che mi ha ribadito un insegnamento imparato a mie spese: guardare la realtà scevra da ogni pregiudizio e da ogni semplificazione di comodo.
Adesso è il momento di porti una domanda che nessuno ti ha fatto ma a cui avresti sempre voluto rispondere.
Alla domanda “Cosa preferisci? La verità o la gloria?” si risponde solitamente con la seconda delle alternative. Io vado sempre per la prima, per quanto poco conveniente possa risultare questa prima opzione.