La redazione del sito Recensione Libro.it intervista la scrittrice Tiziana Clementi autrice del libro “Il peso della polvere”
Dovendo riassumere in poche righe il senso del tuo libro “Il peso della polvere”, cosa diresti?
È la necessità di dare una lunga vita a chi ha vissuto troppo poco, di mettere su carta tutte le emozioni provate in tanti anni, di rendere immortale ciò che è destinato a perdersi.
Il dovere di raccontare la vita straordinaria di una donna straordinaria: mia nonna. Vite del genere vanno ricordate per mostrare il potere immenso della forza di volontà.
Da dove nasce l’ispirazione che ti ha portato a scrivere questo libro sulla perdita e sulla necessità di tornare a vivere?
Dalla realtà. La storia è stata scritta da qualcun altro, io mi sono limitata a trascriverla su un foglio bianco.
Sono cresciuta con i racconti di mia nonna materna, Maria del libro, che era una narratrice bravissima, e ho vissuto in prima persona l’altra parte della storia che ho raccontato in queste pagine.
Nel libro si parla di resilienza e di forza, di cambiamento e di riscatto sociale, di una donna che lascia il suo paese per iniziare in città una nuova vita, di una madre che cresce sette figli, che perde una figlia e poi i nipoti, che lotta contro il pregiudizio, che impara a coesistere con il dolore, il senso di colpa e l’assenza.
Cosa vorresti che i lettori riuscissero a comprendere leggendo le tue parole? Quale segno vorresti lasciare in loro?
Vorrei solo che il mio libro li emozionasse, questo cerco di mettere in quello che scrivo: l’emozione.
E spero che arrivi forte come io l’ho sentita.
C’è qualcosa che avresti voluto aggiungere al libro, quando lo hai letto dopo la pubblicazione?
In origine era molto più lungo, ma è stato necessario scolpire per lasciare emergere la storia, il resto era superfluo.
Avrei voluto aggiungere i ringraziamenti al mio editore Marco Solfanelli e a Silva Ganzitti, la mia meravigliosa editor, che ha creduto nel libro fin dalla prima bozza, lavorando con me sulla stesura finale con mani sapienti e delicate. E poi il ringraziamento speciale va soprattutto alla mia famiglia per avermi fatto raccontare eventi che riaprono vecchie ferite.
Se dovessi utilizzare tre aggettivi per definire “Il peso della polvere”, quali useresti?
Doloroso, forte, necessario. Per me è stato tutto questo scriverlo.
Perché credi si debba leggere il tuo libro?
Perché leggere apre la mente, rimpolpa i muscoli, allarga gli spazi. Il mio libro vuole trasportare chi legge in un luogo, proverà a farlo, ma sarà diverso per ognuno, la potenza della scrittura è questa: la storia strattona e scuote ma ad ognuno susciterà un sentimento diverso. È questo che spero. Che ognuno trovi un po’ di sé nel libro.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Scrivere, scrivere e continuare a scrivere.
Qual è il libro che hai letto quest’anno che ti ha più colpito e consiglieresti?
“Come D’Aria” di Ada D’Adamo.
Quando finisci di leggerlo senti di non essere più la stessa, ti resta dentro, ti impone di fermarti a pensare…
Ada si racconta senza filtri.
Non cerca di mitigare, né di mostrarsi migliore di quello che è. È lì la potenza, insieme ad una cifra stilistica di grande impatto e nonostante lei sappia che quello sarà un testamento lei sceglie la verità, si spoglia di ogni orpello, abbandonando la velleitaria ricerca di apparire perfetta.
La verità è scritta là nero su bianco. Il lascito per chi rimane. La sincerità non è brutalità, è semplice verità, un dovere verso chi legge.
La lettura ti sconvolge, ti stordisce e ti fa star male, ma ti lascia con qualcosa in più nel cuore: la bellezza.
Adesso è il momento di porti una domanda che nessuno ti ha fatto ma a cui avresti sempre voluto rispondere.
Cos’è per te la scrittura?
La mia vita è stata vissuta a tappe, come le vite di tutti: ti poni degli obiettivi, ti impegni per portarli a termine, ti dai per tutto quello che ami, genitori, un lavoro, un marito, dei figli, una casa. Poi smetti di correre e ti fermi.
Ad un certo momento si ha l’esigenza di tornare al punto di partenza,di ripartire dal via, di guardarsi bene dentro, è lì che si insinua la mia scrittura.
Io la ringrazio per tutto quello che mi dà, per tutte le domande che mi pone, per tutte le risposte che non trova, per i dubbi che insinua e che non svela, per la gioia e la
sofferenza che suscita.
Per l’amore che compensa, per la solitudine che mitiga quando mi trovo all’alba sola davanti al foglio bianco.
Siamo io, lei e nessun altro.