La redazione del sito Recensione Libro.it intervista lo scrittore Paolo Avanzi autore del libro “Lo specchio infranto”
Dovendo riassumere in poche righe il senso del tuo libro “Lo specchio infranto”, cosa diresti?
E’ un romanzo che induce a riflettere su ciò che lasceremo ai posteri e su chi ne sarà di noi quando non ci saremo più. Sono domande cruciali per scrittori e artisti che si domandano se le loro opere sopravviveranno nel tempo. Ma anche il lettore comune si sentirà stimolato a pensare al proprio futuro, anche a quello più lontano.
Da dove nasce l’ispirazione che ti ha portato a scrivere questa storia così intrigante e surreale?
E’ una riflessione complessiva sul mio essere scrittore e artista. Scrivere, dipingere, fare cose creative è bello e interessante. Ma sarebbe importante soprattutto lasciare una traccia di sé. Da queste domande ho tratto ispirazione per scrivere questo romanzo. Nel proiettarmi nel futuro ho cercato di essere realistico, ma al tempo stesso coinvolgere il lettore in una ricerca che ha un sapore sia investigativo sia psicologico.
Cosa vorresti che i lettori riuscissero a comprendere leggendo le tue parole? Quale segno vorresti lasciare in loro?
Il protagonista di questo romanzo sono io, sia pure sdoppiato in una specie di alter ego. Chi lo leggerà capirà qualcosa di me prendendo spunto dalle mie opere pittoriche e letterarie. Lo stesso protagonista compie la sua indagine partendo da ciò che ho prodotto, 50 anni dopo la mia scomparsa, cioè i miei scritti e i miei dipinti. Saranno soprattutto questi, spero, a lasciare un segno di me. Che altro dire? Mi piace coinvolgere il lettore in storie intriganti dove il finale non è mai scontato.
C’è qualcosa che avresti voluto aggiungere al libro, quando lo hai letto dopo la pubblicazione?
Direi di no.
Se dovessi utilizzare tre aggettivi per definire “Lo specchio infranto”, quali useresti?
Psicologico, introspettivo, proiettato al futuro.
Perché credi si debba leggere il tuo libro?
Per vivere una vicenda insolita dove il protagonista è l’autore stesso, proiettato in un lontano futuro. Un futuro non di fantascienza ma di ricerca esistenziale su chi siamo stati e su cosa lasceremo.
Quali sono i tuoi prossimi progetti in fatto di scrittura?
Sono impegnato in questo periodo nella scrittura di testi teatrali che intendo mettere in scena. Entro la fine di quest’anno ho in progetto una mia monografia che comprenda sia le opere pittoriche sia i libri che ho pubblicato.
Qual è il libro che hai letto quest’anno che ti ha più colpito e consiglieresti?
Ho riletto il Deserto dei tartari di Dino Buzzati. Un bellissimo romanzo che consiglio per le riflessioni sul nostro tempo e sulle nostre illusioni.
Adesso è il momento di porti una domanda che nessuno ti ha fatto ma a cui avresti sempre voluto rispondere.
Torniamo alla domanda che mi sono posto all’inizio. Che ne sarà di me tra un secolo? Sopravviverà quello che ho prodotto? Mi piacerebbe proprio saperlo.Ma preferisco non farmi troppe illusioni.
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