Intervista scrittore Riccardo di Nardo

Intervista autore Riccardo di Nardo.
Riccardo Di Nardo
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La redazione del sito Recensione Libro.it intervista lo scrittore Riccardo di Nardo autore del libro “Navigando l’infinito”

Dovendo riassumere in poche righe il senso del tuo libro “Navigando l’infinito”, cosa diresti?

È un’occasione per fermarsi e guardarsi dentro, un viaggio tra emozioni e riflessioni che accompagna il lettore senza imporre una direzione. Ogni poesia è una tappa, un frammento di vita che parla di tempo, scelte e cambiamento, lasciando spazio all’interpretazione personale. Non è una storia lineare, ma un mosaico di sensazioni in cui ognuno può ritrovare qualcosa di sé.

Da dove nasce l’ispirazione che ti ha portato a scrivere queste poesie così coinvolgenti?

L’ispirazione nasce dall’osservazione della realtà e dall’esperienza personale, pezzi di vita. Ogni poesia è il risultato di un momento di riflessione o di un’impressione vissuta, trasformata in parole con l’obiettivo di renderla universale e condivisibile. Spesso sono i dettagli più semplici della vita quotidiana a suggerirmi le immagini più potenti.

Cosa vorresti che i lettori riuscissero a comprendere leggendo le tue parole? Quale segno vorresti lasciare in loro?

Vorrei offrire un’occasione per fermarsi e riflettere. Siamo costantemente immersi in un ritmo frenetico che raramente lascia spazio alla contemplazione. Con “Navigando l’infinito” cerco di restituire quel tempo, offrendo al lettore parole che possano accompagnarlo nei suoi momenti di introspezione, senza forzature o interpretazioni imposte. Mi auguro che chi legge possa trovare nelle mie poesie qualcosa di sé, uno spunto che lo aiuti a guardare il mondo con occhi diversi.

Cosa ti piace di più della tua raccolta di poesie?

Mi piace che ogni poesia possa essere letta da prospettive diverse, in base all’esperienza e al momento di vita del lettore, senza imporre un’unica chiave di lettura. La prosa di approfondimento sulla pagina destra aiuta a mantenere un filo narrativo, offrendo un binario ampio ma chiaro che evita di disperdersi completamente nel significato dei versi, lasciando comunque spazio all’interpretazione personale. L’immagine, infine, amplifica la suggestione, immergendo il lettore nella sensazione evocata dalla poesia.

Avresti voluto aggiungere qualcosa al libro, quando lo hai letto dopo la pubblicazione?

Più che modificarli, ho avuto la sensazione che alcune poesie potessero avere un seguito. Ogni parola scelta rappresenta un momento preciso, e cambiarla significherebbe alterare l’autenticità di quel frammento di vita. Però, rileggendole, ho percepito delle aperture, degli spazi che forse potrebbero essere approfonditi in futuro con nuove poesie o con un’altra raccolta.

Se dovessi utilizzare tre aggettivi per definire “Navigando l’infinito”, quali useresti?

Introspettivo, universale, evocativo.

Perché credi si debba leggere il tuo libro?

Perché non è un libro da leggere e dimenticare, ma un libro da riprendere, da sfogliare nei momenti in cui si sente il bisogno di una pausa o di una riflessione. Non impone una direzione, ma lascia spazio all’interpretazione personale. In un mondo in cui tutto scorre velocemente, credo sia importante concedersi il tempo di fermarsi, e la poesia può essere un ottimo strumento per farlo.

Quale libro hai letto quest’anno che ti ha maggiormente colpito e consiglieresti?

Uno dei libri che mi ha maggiormente colpito quest’anno è Io, te, l’amore di Stefania Andreoli. Non è solo una lettura, ma un incontro che mi ha spinto a guardarmi dentro, a mettere in discussione il modo in cui vivo l’amore e le relazioni. Mi ha costretto a fermarmi, a riflettere su ciò che significa connettersi davvero con l’altro, senza maschere né illusioni. È stato un libro che, più che darmi risposte, mi ha insegnato a farmi le domande giuste, rendendolo una lettura particolarmente significativa.

Adesso è arrivato il momento di porti una domanda che nessuno ti ha mai fatto ma a cui avresti sempre voluto rispondere

Hai già un lavoro in cui ti senti realizzato. Perché anche la scrittura? Perché lo fai?

Scrivere è per me un modo naturale di esprimermi, di mettere ordine nei pensieri e dare forma alle idee. Non lo considero un’attività separata dal resto della mia vita, ma qualcosa che la arricchisce e completa. Non scrivo per necessità, né per trovare un senso alternativo al mio percorso professionale, ma perché sento di avere qualcosa da condividere.

Le mie parole non sono un insegnamento, ma una proposta: una tavola imbandita, senza un menu fisso, da cui ognuno può scegliere ciò che più gli risuona. Alcuni troveranno conforto, altri uno spunto di riflessione, altri ancora semplicemente un momento di pausa. E va bene così. Scrivo perché credo nel valore della condivisione, nella possibilità di creare connessioni attraverso le parole. E perché, nel tempo, ho capito che non è necessario correre sempre: a volte, fermarsi e osservare può essere il modo migliore per comprendere il mondo. E la scrittura è il mio modo di farlo: uno spazio in cui posso rallentare, ascoltare e dare forma ai pensieri che spesso sfuggono nella frenesia del quotidiano.

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Recensione scritta da

Redazione - Recensione Libro.it

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