Di cosa parla “Uno, nessuno e centomila” di Luigi Pirandello
“Uno, nessuno e centomila” è sicuramente il libro più famoso e probabilmente più amato di Luigi Pirandello, in cui si concretizza un personaggio molto complesso, consapevole del proprio essere nel mondo, che crea un percorso interiore per arrivare alla rivelazione a se stesso di ciò che egli è.
Vitangelo Moscarda, il protagonista di “Uno, nessuno e centomila” è un uomo ordinario che ha ereditato la banca del padre e dopo averla affidata a due collaboratori vive di rendita. Un giorno la moglie gli fa una rivelazione, facendogli notare che ha il naso storto, cosa di cui lui non si era mai accorto.
Da questo momento Vitangelo inizia a farsi una serie di domande, che pone anche agli altri, persino allo stesso lettore, e scopre che gli altri hanno un’immagine completamente diversa di lui rispetto alla sua percezione.
Ecco che si rivela l’arcano per sé di “Uno, nessuno e centomila”: lui si sente un uomo, ma anche con centomila forme diverse che desidera distruggere, perché a lui estranee, e lo vuole fare per arrivare a comprendere il vero sé.
Il protagonista, nel corso del libro “Uno, nessuno e centomila”, arriva addirittura alla follia, che non è considerata in maniera negativa, ma come un modo di percepire il tutto con occhi estranei e liberarsi dall’oppressione della costrizione.
“Uno, nessuno e centomila” è il libro di Pirandello più amato e conosciuto, che ha segnato profondamente la letteratura italiana.