1. Per iniziare… raccontaci qualcosa di te, qualcosa che vorresti che i nostri lettori sapessero prima di entrare in contatto con il tuo libro.
Credo sia meglio che i lettori non sappiano nulla sull’autore del libro. Questo gli consente di vivere quanto leggono attraverso la propria sensibilità, per nulla influenzati da quello che conoscono sullo scrittore. Ad esempio, se è noto che un certo autore è un inguaribile ottimista, ci si aspetterà che le cose finiscano bene non perché sia verosimile ma perché il carattere positivo dell’autore è incapace di finali cupi. Ovviamente, almeno per gli scrittori che riescono a guadagnare popolarità, è difficile mantenere questo anonimato.
2. Se dovessi narrare in poche righe la trama del tuo romanzo “Nati d’inverno” cosa diresti per presentare la tua opera al pubblico?
Mentre scrivevo “Nati d’inverno” avevo in mente la gente comune, quella che incrocio ogni giorno, con i suoi desideri e le sue paure, ma anche dubbi e interrogativi che restano sul fondo perché, sin da bambini, abbiamo imparato che non c’è risposta. Io sono convinto che cercarla, quella risposta, indifferentemente dal fatto che la si trovi o no, rende la vita assai più appassionante. A volte gli accadimenti della vita ci portano a disseppellire quegli interrogativi, li rendono addirittura pressanti. È il caso del protagonista del mio romanzo.
3. Il romanzo racchiude in sé molti significati, che vanno da quelli filosofici a quelli pratici. Cosa vorresti che i lettori cogliessero leggendo il tuo libro?
Penso che la vita somigli al mare. Se ci si limita a navigare in superficie può anche apparire monotono, ma se ci si immerge nei fondali marini si scopre un mondo inesplorato e meraviglioso, una flora e una fauna di incredibile bellezza e varietà. La nostra vita è come un immenso oceano di cui noi conosciamo solo la superficie mentre “il meglio” è nascosto proprio dentro di noi. Come notava il filosofo mistico Agostino d’Ippona, noi uomini ci limitiamo a camminare per tutta la vita sulla superficie di noi stessi ignorando del tutto la nostra interiorità.
4. “Nati d’inverno” è un libro che ha avuto successo grazie al social network Facebook e il passaparola. Cosa hai fatto per attirare i navigatori della rete?
Credo che i navigatori della rete siano stati attratti dai commenti positivi dei lettori. Io stesso, dopo solo qualche settimana di vita della pagina dedicata al romanzo, sono rimasto sorpreso e assai soddisfatto da tanto entusiasmo. Francamente non me l’aspettavo.
5. C’è qualche nuovo progetto in corso che vuoi anticipare ai lettori di Recensione Libro.it?
Se la vita è un mistero, allora l’amore è un mistero nel mistero… J
6. Qual è il romanzo che ti ha “rivoluzionato” la vita conducendoti alla scrittura?
Beh, a indurmi alla scrittura sarà stato qualche libro di fiabe, visto che il desiderio di scrivere ce l’avevo sin da bambino. Ma è rimasto per decenni nel cassetto perché la mia vita professionale ha preso un’altra strada. Ho amato molto Hesse e Moravia, sebbene così differenti anche nello stile. Ma il libro che ha più rivoluzionato la mia vita, come dice la domanda, non è un romanzo. È un libro-intervista dal titolo “Some Answered Questions”, scritto dalla giornalista statunitense Laura C. Barney, dove l’intervistato è ‘Abdu’l-Bahá, figlio del fondatore della Fede Baha’í, una religione nata in Persia nella seconda metà del 1800. Molte delle risposte che Francesco, il protagonista di “Nati d’inverno”, riceve dal personaggio di Leonardo, sono ispirate ai principi di questa nuova religione, capace di dare risposte all’uomo d’oggi, un essere divenuto capace di dominare l’atomo e manipolare il DNA.
7. Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?
Il mio. Mi vergognerei proprio a farlo! J
8. Adesso è arrivato il momento per porti da solo una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…
Ma a te è servito a qualcosa scrivere questo romanzo?
Perbacco! Certo che sì! Era da oltre dieci anni che mi ronzava in testa, i personaggi ormai dialogavano da soli, si scrivevano quello che avrebbero detto e fatto… Se non mettevo tutto su carta rischiavo un ammutinamento. È stato come fare le pulizie di Pasqua. Prima c’era una certa confusione nella mia testa, parecchi vicoli ciechi, scatole vuote e cose senza scatola. Ora mi pare d’avere la mente in ordine. Quando mi serve qualcosa la trovo subito.
Una volta, molti anni fa, in un’officina meccanica della Ford vidi appeso un enorme cartello con su scritto: “Ogni cosa al suo posto. Un posto per ogni cosa”. Ne rimasi incantato.