Di cosa parla “Lo spacciatore di carne” di Giuliano Sangiorgi
Forse è normale partire prevenuti quando si apre il libro scritto da un cantante, perché fa altro di mestiere ma forse non si dovrebbe ricercare in quelle pagine qualcosa che ci riconduca alla sua musica.
Leggendo “Lo spacciatore di carne” di Giuliano Sangiorgi, leader del gruppo Negramaro, si ha la sensazione, inizialmente, di trovarsi davanti a un romanzo ostico. Un libro complesso per il modo in cui viene narrato. Non è la storia a rendere “Lo spacciatore di carne” un po’ difficile nell’approccio, ma la scrittura che Sangiorgi utilizza. Le frasi spesso hanno bisogno di essere rilette, ma non sempre perché complesse, in molti casi lo si fa perché quelle parole nascondono significati da far propri.
Nel romanzo “Lo spacciatore di carne” Sangiorgi riesce a dimostrarsi capace e a raccontare le difficoltà del protagonista nell’approcciarsi al distante mondo del padre.
Edoardo è un ragazzo pugliese che studia a Bologna, aspetta sempre con ansia la fine delle vacanze estive per tornare all’università lasciandosi alle spalle un rapporto complesso con i genitori. Ricorda continuamente la sofferenza e lo schifo provato durante l’uccisione di un animale da parte del padre macellaio.
Sul treno che lo conduce a Bologna, un giorno incontra Stella, una ragazza che ama i morsi ed è golosa di sangue, lui se ne innamora subito, ma dovrà soccombere alla sofferenza provata per il suo tradimento. Da quel momento diventa ossessionato dalla carne, che inizia a spacciare.
Nel libro “Lo spacciatore di carne” sembra non esserci lucidità, tutto nel mondo raccontato da Sangiorgi diventa possibile, anche che la follia si trasformi in normalità.
“Lo spacciatore di carne” è un libro che per la crudezza della narrazione potrebbe non piacere, ma è sicuramente originale e va al di là della scrittura classica.