Di cosa parla “Sto bene è solo la fine del mondo” di Ignazio Tarantino
Il romanzo di Ignazio Tarantino “Sto bene è solo la fine del mondo” racconta della necessità di evadere, di cercare e trovare la propria libertà per allontanarsi da una realtà fatta di tante piccole oppressioni della mente.
Giuliano, il bambino protagonista del libro “Sto bene è solo la fine del mondo”, fa parte di una famiglia numerosa del Sud, è l’ultimo a essere nato. Assunta, la madre, è una donna molto religiosa, che ha deciso di mettere da parte se stessa per dedicarsi completamente ai figli. Il padre, invece, è un uomo depresso, violento e distratto.
Il cambiamento in questa famiglia in cui è difficile vivere, avviene quando Assunta accoglie in casa due sconosciuti, che riescono a stimolare il suo interesse. I due le dicono che è imminente il giudizio di Dio e le chiedono di seguirli per raggiungere la felicità e la salvezza eterna.
La donna, che ha bisogno proprio di un appiglio in un momento complicato della sua vita, decide di affidarsi a questa “Società” trascinando con sé anche i figli.
Giuliano è quello che sembra subire maggiormente questa scelta della madre, ormai tormentata dal peccato e dal bisogno di redenzione. Il bambino inizia a vivere soffocato dai sensi di colpa e si isola sempre di più, subendo questa mania della madre di ricercare la felicità mai avuta e di trovare la salvezza eterna.
“Sto bene è solo la fine del mondo” di Ignazio Tarantino è un romanzo che racconta di privazioni, di sofferenza, di incomprensioni e violenze, sia fisiche, quelle dettate dal padre, sia psicologiche, imposte inconsapevolmente dalla madre.
Il romanzo “Sto bene è solo la fine del mondo” mostra la fragilità della famiglia, la cura di cui hanno bisogno i figli e l’evasione di cui necessitano a volte i genitori. Lo scrittore Ignazio Tarantino mostra il fascino e il potere delle religioni e spinge il lettore a provare pena e affetto per il piccolo Giuliano, combattuto tra vari sentimenti, spesso ingestibili.