1. Per iniziare… raccontaci qualcosa di te, qualcosa che vorresti che i nostri lettori sapessero prima di entrare in contatto con il libro che hai scritto.
Prima di introdurmi vorrei raccontare questo piccolo aneddoto.
Circa vent’anni fa ero talmente sicuro di me che di fronte ad un’amica dissi: non occorre che tu mi dica come sono perché io mi conosco, “io sono esattamente quel che vedi”. Da lì a poco entrai in crisi e mi ritrovai dopo diversi anni una persona completamente rivoluzionata.
Nella vita sono introverso e vivo la mia introversione ascoltando chi mi circonda per carpirne i messaggi positivi e vestirmi di essi, adattandoli alla mia misura.
Raccontarmi in poche righe diventa complesso. Sono una persona che si mette costantemente in discussione per cui mi ritrovo ad essere in continua evoluzione.
2. Dovendo spiegare in poche righe il senso del tuo libro “Lettere alla ragione” cosa diresti?
Lettere alla ragione non è un romanzo personale pieno di eventi ed immagini razionali, ma è un’autobiografia delle emozioni che nelle poesie si raccontano. C’è chi dice che l’emozione non ha voce, io penso invece che la sua voce sia il riflesso della meditazione, storicamente chiamata ispirazione.
3. Il tuo libro di poesie è autobiografico e leggendolo si ha la sensazione che non solo tu voglia raccontare il tuo dolore, ma anche e soprattutto comprenderne la ragione. Dovrebbe seguire questo percorso il lettore delle tue poesie?
Mi auguro che il lettore possa seguire o rivedersi in questo percorso.
Le mie poesie nascono da vicissitudini che nella vita quasi tutti affrontiamo per cui il lettore si può rivedere, riconoscere e magari arricchire, con la sua esperienza, il messaggio ricevuto. E’ come una canzone che ascolti tante volte perché nelle sue parole c’è un frammento della la tua vita.
La poesia proietta una sequenza di immagini sulle quali il lettore può liberamente aprirsi alla fantasia e crearsi la sua storia sfociando nel pensiero.
La ricerca del pensiero comincia sul piano della semplicità ed il compito della ragione è quello di mantenerlo sullo stesso piano perché ragione è equilibrio. Chi eleva il pensiero pensando di avvicinarsi alla verità, non fa altro che giocare a dadi con le parole per comporre una frase, atteggiandosi sulle sfaccettature dell’ interpretazione.
4. Cosa vorresti che il lettore riuscisse a comprendere leggendo il tuo libro? Quale significato non del tutto esplicito vorresti potesse cogliere?
La mia comunicazione vorrebbe dare al lettore l’opportunità di pensare da protagonista.
Il pensiero è cognizione ed orientamento di noi stessi e spinto dalla condivisione degli stati emotivi vorrei si cogliesse questo messaggio: ognuno di noi è poeta, se non con le parole attraverso una lacrima, un sorriso, un abbraccio… può esserlo mettendo in discussione se stesso senza farsi disorientare dalla disinformazione e lasciandosi guidare dalla libertà di essere. Vorrei che si ricominciasse a pensare con le proprie sensazioni senza aver paura di “tradire” una bandiera o qualsiasi altra di forma di appartenenza sociale.
Dovremmo aver più rispetto di noi stessi e per la nostra coscienza, che per paura, purtroppo, si rifugia sotto l’identità di massa. Il mio pessimismo presiede la mancanza di umiltà, sopraffatta dalla saccenza e superbia che ha accentrato e accecato l’uomo. Ogni volta che ci stacchiamo con i piedi da terra smettiamo di essere uomini. Il mio desiderio è riportare il pensiero sulle strade della ragione.
5. Quanto un amore non corrisposto può condurre uno scrittore a trovare sfogo nella poesia? E nel tuo caso, il libro è stato un mezzo attraverso il quale sei riuscito un po’ a guarire?
Scrivere e rileggere il proprio sfogo è come guardarsi allo specchio e parlarsi.
Direi che è la massima espressione per interpretare il proprio disagio.
La “guarigione” avviene attraverso la conoscenza e l’affermazione di se stessi.
Per cui l’amore non corrisposto o altre forme di disagio individuale possono essere urlate contro un foglio di carta e attraverso la propria penna trovare la via della riconciliazione. Naturalmente occorrono diverse pagine di vita per porre la nudità dell’anima sullo stesso piano dell’umiltà.
Attraverso il dolore di un amore non corrisposto, ho ricercato nelle sue sfumature, le cause di una sofferenza troppo amplificata ed esaltata, fino a spingermi sulle paure che alimentavano il disagio. Il prodotto di questa “avventura” è la poesia, vale a dire un percorso individuale dove racconto in un verso diverse sensazioni prodotte da un unico filo conduttore:il dolore.
6. Che progetti hai per il futuro?
Diciamo che a questa domanda risponde il mio intento: pubblicare un libro di poesie dove analizzerò la società contemporanea con lo stesso metodo che ho analizzato il mio dolore. Probabilmente incontrerò altri volti della sofferenza…
7. Qual è il romanzo che ha “rivoluzionato” la tua vita conducendoti alla scrittura?
A dire il vero non sono un grande lettore di romanzi.
Forse ho letto più libri di poesia che romanzi, ed a questo proposito posso citare un grande poeta italiano G. Leopardi.
Il poeta mi ha condotto alla scrittura ed alla ricerca dei disagi che lo spingevano a scrivere con pessimismo, anche perché parallelamente vivevo, con componenti diverse, uno stato simile al suo.
Per me un romanzo troppo dettagliato è una cintura che stringe la fantasia mentre nella poesia trovo sempre aperte le porte dell’ immaginazione.
8. Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?
Io consiglio sempre di leggere.
Dire, questo libro sì e questo no, fondamentalmente è una conta.
Una conta fondata sui virtuosismi dell’ego che troppo spesso sento cantilenare dai nostri contemporanei “discepoli della verità”.
Ritengo che tutto quello che fa parlare le emozioni dell’uomo sia degno del massimo rispetto.
9. Adesso è arrivato il momento per porti da solo una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…
Personalmente farmi una domanda è come leggere un libro dalla fine per immaginare l’inizio, cioè dalla risposta pormi la domanda.
Una risposta può soddisfare diverse domande per questo preferisco sempre partire da un risultato. La risposta ? Sicuramente non sono figlio di una domanda.