1. Per iniziare… raccontaci qualcosa di te, qualcosa che vorresti che i nostri lettori sapessero prima di entrare in contatto con il libro che hai scritto.
Sono nato nel 1985 e vivo a Castelfranco Di Sopra (AR). Laureato alla Facoltà di Architettura di Firenze, svolgo il ruolo di cultore della materia all’interno di essa nei corsi di Progettazione dell’Architettura.
Sono Architetto ma vivo con la letteratura lo stesso rapporto che descrive Cechov: “Oltre alla medicina, la moglie legittima ho un amante, la letteratura”. In un certo senso per me è lo stesso: la moglie legittima è l’Architettura, ma la mia amante è la Letteratura.
2. Dovendo riassumere in poche righe il senso del tuo libro “Gli amori dell’altopiano” cosa diresti?
Ti direi quello che ho scritto in quarta di copertina: “C’è un altopiano in ognuno di noi, una terra raggiungibile solo dopo una seria riconnessione con la propria essenza. Gli amori dell’altopiano fanno riferimento a questa terra sospesa tra realtà e immaginazione che facendo parte di tutti noi ci distingue. La terra d’appartenenza è quindi un luogo collettivo dal quale scaturiscono poi le singole storie nella loro veridicità e identità.”
3. Il tuo libro raccoglie storie di uomini e donne che vivono l’amore in modo differente costruendo e vivendo questo sentimento secondo il loro modo di essere. Quanto sono autobiografiche queste storie o quanta ispirazione hai preso da ciò che accade intorno a te?
Non ti nascondo che le trame dei miei racconti sono molto auto-biografiche ma poi comunque c’è anche il fattore immaginazione che un po’ ha giocato. L’importante per me è che siano storie in cui la gente ci si possa immedesimare e credo di sì anche al di là del fatto che siano più o meno storie autobiografiche.
4. Cosa vorresti che il lettore riuscisse a comprendere leggendo il tuo libro? Quale significato non del tutto esplicito vorresti potesse cogliere?
Le varie forme di riconoscimento sono legate al lavoro che è stato fatto per redigere questi racconti e quindi mi aspetto che il lettore sappia riconoscere in questi progetti non solo il lavoro emotivo che può essere più facilmente riconoscibile ma anche il tentativo di trasporre questo stesso lavoro nel Lavoro della Scrittura e che quindi non solo ciascuno possa immedesimarsi ma riconoscere anche un determinato modo di esprimersi.
5. Nei tuoi racconti si comprende quanto la paura possa essere un limite per le persone. Quanto pensi che questo sentimento possa essere d’ostacolo per gli uomini nella vita di tutti i giorni?
La paura per me è una delle cose peggiori che ci possono essere. Soprattutto perché paura è contrario di libertà.
6. Qual è il romanzo che ha “rivoluzionato” la tua vita conducendoti alla scrittura?
Ce ne sono molti che mi hanno condotto alla scrittura. Uno dei tanti Ragazzi di vita di Pasolini.
7. Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?
Qualcosa della Tamaro. La odio.
8. Adesso è arrivato il momento per porti da solo una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…
La domanda è “Gli amori dell’altopiano” è un libro che parla solo di adolescenza e per questo leggibile solo da un pubblico giovane? La risposta è no, credo che in questi racconti ci si possa immedesimare tutti in quanto anche chi ha superato quella fase chiamata adolescenza, che Sereni aggettiva “senza scampo”, può ritrovarsi in queste storie; che sono pertanto chiamate “dell’altopiano”, cioè viste e vissute dall’alto, da una terra sospesa, l’altopiano appunto.