Recensione Libro Alle radici del male

Citazione “Questo è un romanzo, non un saggio. Non ricostruisce la verità ma ne immagina di possibili. I riferimenti a persone reali, fatti e luoghi, sono asserviti alle esigenze della finzione narrativa.”
Alle radici del male
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Di cosa parla Alle radici del male di Roberto Costantini

È un commissario di polizia inventato, ma è il più noto tra i lettori di gialli all’italiana: nel secondo titolo della Trilogia del Male, Alle radici del male, il personaggio di Michele Balistreri diventa sempre più definito mentre i delitti continuano e le vittime si moltiplicano.

Marsilio ha pubblicato Alle radici del male nel 2012 e lo ha rimesso ora in circolazione, rinnovando il successo dell’ingegnere scrittore Roberto Costantini. Nato a Tripoli nel 1952 e trapiantato a Roma, lavora per la prestigiosa università privata Luiss, ma è soprattutto l’autore del trittico di titoli noir che vedono in azione il commissario Balistreri.

Chi ha letto i romanzi di Roberto Costantini conosce il funzionario come un ex bello e tenebroso negli anni Ottanta, consumatore di donne e cacciatore di assassini di donne. Prima ancora, negli anni Settanta, ha militato nell’organizzazione estraparlamentare fascista Ordine Nuovo, poi abbandonata per dissociarsi dagli attentati della strategia della tensione, le bombe contro gli innocenti.

Nel terzo Millennio, è dirigente della Polizia di Stato, ai vertici della Omicidi romana, ma il carattere, se possibile, è decisamente peggiorato: amareggiato di suo e amaro per i poco di buono che gli attraversano la strada.

L’avvio del secondo romanzo, Alle radici del male, lo vede dodicenne a Tripoli, nel 1962, dove cresce nelle ville del nonno materno Bruseghin, prima geometra, poi ricchissimo possidente terriero, a Sidi El Masri, alle porte della città.

L’infanzia va, giorno per giorno, tra caldo e ghibli, accanto spesso a un’amichetta americana, Laura, e a contatto purtroppo con quegli idioti, inutili, cattivi e delatori dei compagni di scuola. La solidarietà tra pochi, lo spinge a stringere un patto con Ahmed, Karim, fratellastri libici e Nico, il paria della classe, perché bruttino, peloso, goffo e con la esse sibilante.

Un coltellino, quattro tagli, quattro polsi che si toccano e gocce scure cadono a terra mescolandosi. Sangue e sabbia. Per sempre.
Gli anni passano, arriva la guerra dei Sei giorni e l’aviazione israeliana attacca preventivamente quella egiziana, nelle prime ore dei combattimenti.

Michele (Mike) entra nelle vicende storiche del tempo, che puzzano di petrolio, di dollari marci, coinvolgono interessi, persone, potentati, giovani militari, come Gheddafi.

Un salto al 1982, notte di mezza estate, finale dei Mondiali di calcio in Spagna, apoteosi degli azzurri di Bearzot. Per le strade di Roma, a caccia di donne e gelati sulla Duetto Alfa Romeo, c’è un giovane commissario affascinante e dannato, nato in Libia. Quella sera commette la distrazione più grande della sua vita. Un errore di cui non si perdonerà mai.

La sera dell’11 luglio tutti sono rapiti dal prato verde del Bernabeu, dove Rossi, Tardelli e Altobelli mattano la Germania. Tutti, tranne qualcuno e una brava ragazza di diciotto anni, Elisa, ci rimette la vita. Michele Balistreri passerà la sua, di vita, nel rimorso. È un giovane con un passato molto turbolento, spiega “papà” Roberto.
Il secondo libro racconta la sua adolescenza, segnata da due atroci delitti che, insieme al turbolento rapporto col padre e all’avvento di Gheddafi, sconvolgeranno la sua vita e segneranno il suo destino.

Nel 1982 è un giovanotto di 32 anni che getta palate di m…a sull’universo e che tornerebbe all’istante in Libia, al diavolo l’Italia, Paese per lui di pavidi e traditori. Due dozzine d’anni dopo, nel 2006, è un ultracinquantenne spento e vinto, uno che muore ancora prima di morire e che riflette con amarezza sulla speranza che aveva di spaccare il mondo o almeno di cambiarlo un po’, invece il mondo non se n’è neanche accorto e ha cambiato me.

Il personaggio continua a crescere, con la sua squadra di fedelissimi della Sezione Omicidi della Questura e la giornalista Linda Nardi. Si aggiungono tasselli alla natura bipolare di Balistreri. Lui e il fratello sono tutt’uno. Anima bianca Alberto, anima nera Michele. Bravo il primo, cattivo il secondo. Conservatore il maggiore, sovversivo il minore. Socialmente e politicamente integrato l’ingegnere, disadattato e asociale il poliziotto. Ma fanno lo stesso uomo: Angelo-Michele, due lati della stessa medaglia.

Con loro, protagonista è il Male, con la “M” maiuscola. Il confine che lo distingue dal bene è sottile. Questa volta l’amarezza non è di Michele ma di Costantini: i giovani stanno lentamente perdendo l’entusiasmo nel futuro. Stiamo uccidendo le loro speranze. Come possiamo credere ancora a un domani migliore?

Recensione scritta da Massimo Valenti

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Recensione scritta da

Massimo Valenti

Presentazione Massimo Valenti Toscano, imbarcato, velista esperto, lettore onnivoro sebbene appassionato soprattutto di mare e di thriller.

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