Di cosa parla “Chi perde paga” di Stephen King
Non è facile per me confrontarsi con uno degli scrittori più amati a livello mondiale come Stephen King cercando di essere imparziale e obiettiva dopo aver letto il suo ultimo lavoro intitolato “Chi perde paga”.
Stephen King è un colosso della letteratura e cercare di muovere delle critiche farebbe piovere addosso commenti negativi da parte dei suoi più accaniti fan. Ma mi sento di dire che al di là della ripetitività che molti lamentano per le scelte stilistiche e narrative, ho trovato che questo libro mancasse di profondità emotiva e quindi non mi sono sentita coinvolta da quel punto di vista.
Ovviamente niente da obiettare per la trama architettata e il modo di raccontare gli eventi, spiegandoli nel minimo dettaglio. King lo fa senza trascinarsi in banalità o ripetitività, ma a un certo punto del libro “Chi perde paga” mi è sembrato di trovarmi dinanzi a un ottimo esercizio di stile.
Recensione libro “Chi perde paga”
Il secondo volume della trilogia crime-thriller iniziata con Mr Mercedes, con cui King si è aggiudicato l’Edgar Award, ci catapulta da subito in una situazione ambigua: Morris, assieme a due suoi amici, si è introdotto nella casa di un noto scrittore, John Rothstein, per rubare i soldi che tiene in contanti nella cassaforte con i manoscritti non ancora pubblicati.
Ma il piano di Morris non è solo di mettere le mani sul bottino, vuole anche i suoi taccuini, su cui il ladro è convinto ci sia l’evolversi della storia che per anni lo ha appassionato, creando poi aspettative non mantenute dallo scrittore.
Il protagonista dei libri di John Rothstein, infatti, con il tempo si omologa alla massa, diventando troppo normale per Morris, che a quel punto decide di entrare in casa del suo autore preferito per fargliela pagare del tradimento messo in atto dallo scrittore verso i suoi fan. Secondo Morris, John Rothstein si è venduto al successo e alla gloria, per questo vuole fargliela pagare, ma non aveva preventivato di ucciderlo, cosa che invece accade.
Seconda parte trama
Il giovane non ha neppure il tempo di godersi la sua piccola vittoria che viene arrestato, ma per un altro crimine e il suo bottino, messo al sicuro in un luogo che credeva difficile da scovare, viene trovato dopo più di trent’anni dal giovanissimo Pete.
Morris deve aspettare la fine lunghissima della sua condanna per ritornare là dove ha lasciato il suo tesoro per rimpossessarsene, ma una volta giunto sul luogo scoprirà di essere stato derubato a sua volta.
Tutto questo viene narrato nelle prima 150 pagine circa di Chi perde paga, per questo il lettore che ha tanto amato Mr Mercedes, si troverà spiazzato dalla mancanza di collegamento con il libro precedente della trilogia crime-thriller.
Le due storie, infatti, si collegheranno più avanti, quando finalmente farà la comparsa nella storia il detective privato Bill Hodge che si occuperà del caso, dopo quest’enorme premessa in cui si ha, però, il tempo di legarsi al giovane Pete che, con il tesoro scovato, cerca di tenere in piedi il matrimonio dei genitori che rischiano di lasciarsi a causa della profonda crisi economica.
Commento libro di Stephen King
Non posso a questo punto dilungarmi di più sulla trama, anche perché già molto è stato svelato in questa recensione di “Chi perde paga”. Questo romanzo ha sicuramente tanti aspetti positivi, prima tra tutti la capacità di Stephen King di raccontare il più piccolo dettaglio con cura e intelligenza, così come l’immaginarsi una storia così complessa che si dispiega nel tempo, ma non posso dire di essere rimasta piacevolmente sorpresa da questo suo libro per la mancanza di emozioni.
Solitamente non vado mai a leggere i commenti che si trovano online degli altri recensori. Lo faccio per non farmi condizionare nell’opinione, ma appena ho concluso la lettura di “Chi perde paga” ero talmente perplessa che volevo capire cosa ne pensasse la gente su questo libro di Stephen King.
Quando mi sono confrontata con le opinioni degli altri lettori che hanno concluso il romanzo, ho capito che questo libro è uno di quelli che o si ama alla follia per l’ingegno che c’è alla base o lascia titubanti.