Di cosa parla “Coordinate d’Oriente” di Alessandro Perissinotto
Lo scrittore Alessandro Perissinotto, che molti ricorderanno per la partecipazione al Premio Strega nel 2013 con il libro “Le colpe dei padri”, – con cui ha rischiato di vincere e se fosse accaduto sarebbe stato per merito, – torna il libreria con “Coordinate d’Oriente” pubblicato dalla Piemme.
Quello che più intriga dei romanzi di Perissinotto non sono tanto le storie che racconta, quanto il modo in cui lo fa, perché la scrittura è magnetica, con alla base un piacevole e intellettuale modo di descrivere che lo eleva dal rango degli scribacchini, rendendolo comunque fruibile dalla massa.
Anche in quest’ultimo libro “Coordinate d’Oriente” si avverte la stessa bravura nello scrivere che riesce a far diventare poetico persino un libro che vede al centro della storia il lavoro.
Pietro si lascia alle spalle tutto, portandosi dietro il ricordo di un padre morto per aver respirato veleni nella fabbrica in cui lavorava. Pietro va in Cina come un emigrante per cercare di realizzare il suo sogno di imprenditore, conscio del fatto che non dovranno mai accadere tragedie nel luogo di lavoro che sta creando per i suoi progetti.
Il futuro che ha in mente per i suoi dipendenti si basa sui diritti e non sullo sfruttamento, come accade nel luogo da cui proviene, ma anche quello in cui sta andando. Quello che vuole è dare qualcosa di diverso agli altri e a se stesso.
I suoi sogni però contrastano con la cruda realtà e Pietro se ne renderà conto subito, avendo a che fare con i soci e con il mondo che lo circonda. Ma forse il futuro e il destino per un attimo hanno in serbo per lui qualcosa di migliore, ma solo per un istante.
Bisogna guardare in faccia la realtà, è questo che sembra dirci Alessandro Perissinotto in “Coordinate d’Oriente” ma anche non smettere di sognare, altrimenti la vita è arida e non si compiono le scelte rivoluzionarie che fanno diversa l’esistenza di un uomo o di un popolo.
“Coordinate d’Oriente” stupisce per l’acume dello scrittore, per il suo modo istintivo e profondo di raccontare di quotidianità con senso unico di responsabilità e coinvolgimento.