“Dimentica il mio nome” è il romanzo di Zerocalcare, finalista al Premo Strega 2015. Le vignette di Zerocalcare accompagnano il lettore in una storia molto personale, raccontata con un sano accento romanesco. In “Dimentica il mio nome” c’è famiglia, provincia, conti con se stessi, umorismo, tenerezza e riflessione. Un libro davvero bello che si apre con il protagonista (lo stesso Zerocalcare) alle prese con il lutto per la recente perdita della nonna. Questo è il punto di partenza per raccontare la storia, un po’ vera e un po’ no, della sua famiglia.
Ma “Dimentica il mio nome” non si limita a questo: tra aneddoti divertenti, ricordi d’infanzia, traumi non curati e introspezione l’autore tira fuori un quadro asciutto e appassionato della società moderna. Nello specifico, ha il merito di ritrarre la generazione dei trentenni di oggi, quelli cresciuti con Ken il Guerriero e David Gnomo, che vivono una sensazione di spaesamento terrificante.
Generalizzare non è mai corretto: ci saranno sicuramente ragazzi nati negli anni Ottanta lavorativamente affermati, proiettati verso l’illuminante futuro che avevano progettato da piccoli. Però, in questa fascia di ragazzi/uomini – tra i quali c’è anche chi scrive, – ci sono persone cresciute con un’ideale di mondo sgretolato. Una serie di convinzioni con le quali siamo passati dall’infanzia all’adolescenza, con tutti i segnali che ci indirizzavano a un futuro certo e roseo. Studiare per guadagnare più dei genitori, viaggiare per capire il mondo, imparare l’inglese perché senza non vai da nessuna parte.
Poi, a un certo punto, quel mondo si è disintegrato. Ci è stato fatto capire – non detto, solo fatto capire, – che tutte quelle cose lì erano sogni da inizio anni Novanta, che il mondo è cambiato. Che il lavoro difficilmente lo troverai e, soprattutto, guadagnerai molto meno di quanto prendeva tuo padre alla tua età.
“Dimentica il mio nome” non dice una sola parola su questi argomenti, ma la fragilità del protagonista, l’incapacità a capire quando è il momento di diventare grandi e la difficoltà a gestire emozioni e rapporti, raccontano il non detto.
Il tratto di Zerocalcare, oramai, è conosciuto anche ai non appassionati del genere, ma alcune tavole di “Dimentica il mio nome” sono la perfetta trasposizione dei pensieri. La trama del libro, infine, è ricca, ben strutturata, con salti temporali – e non solo, – che coinvolgono, attirano ed esaltano.
Probabilmente “Dimentica il mio nome” non vincerà il Premio Strega 2015: il suo successo, però, sta nell’esser venuto dalla matita del suo autore per poter raccontare cose apparentemente semplici e banali, con la profondità e l’ironia giusta. Un fumetto perfettamente riuscito con un mix bilanciato di biografia, umorismo e china.