Recensione Libro.it intervista la scrittrice Elena Cacciabue autrice del libro Tavino l’aspirante medico
1. Dovendo riassumere in poche righe il senso del tuo libro Tavino l’aspirante medico, cosa diresti?
È un libro che vuole indurre alla riflessione, accompagnando il lettore in una sorta di empatia nei confronti di Emma, vittima di un amore malato. Non è un libro triste o dottorale. Penso sia malinconico e in contempo ironico. Del tutto incentrato sulla ricerca del bello della vita e sul sorriso che non andrebbe mai perso. Gli uomini che abusano di una donna, psicologicamente o fisicamente, sono esseri meschini. La società deve necessariamente schierarsi all’unisono e vederli per ciò che realmente sono: degli sfigati o dei malati. E in ogni caso, farsi carico del problema e porre soluzioni meno ambigue delle attuali. Ognuno deve fare la sua parte.
2. Da dove nasce l’ispirazione per questo libro di denuncia contro la violenza e contro ogni forma di abuso?
Dal desiderio di combattere, di non perdere mai la speranza. Nel voler ancora credere in un mondo dove quando si accende la tv non si senta ogni cinque minuti che una donna è stata uccisa dalla persona che sosteneva di amarla e che avrebbe dovuto proteggerla… per non essere ascoltata o creduta quando chiedeva aiuto. Mi è venuta quindi un’idea scaturita da un desiderio, poi ne è nata un’altra e così via fino a ottenere un libro che qualche anno fa non credevo sarei riuscita a scrivere.
3. Cosa vorresti che i lettori riuscissero a comprendere leggendo le tue parole? Quale segno vorresti lasciare in loro?
Ho utilizzato l’ironia, tipica del mio carattere, per affrontare un argomento molto delicato. Questo perché, anche nei momenti più brutti e terribili, avremo sempre a disposizione un domani in cui le cose andranno meglio. Quante volte pensiamo di non farcela? Eppure siamo qui oggi, più forti di prima. Nessuno può impedirci di sognare, di sorridere e di splendere.
4. C’è qualcosa che avresti voluto aggiungere al libro, quando lo hai letto dopo la pubblicazione?
No, ritengo sia completo e cosa importantissima per me: va dritto al problema.
5. Se Elena Cacciabue dovesse utilizzare tre aggettivi per definire Tavino l’aspirante medico, quali userebbe?
Intenso, sensibile, positivo.
6. Perché credi si debba leggere il tuo libro?
Per comprendere, per ragionare e guardare a un futuro migliore.
7. Senti una qualche responsabilità verso i lettori che affronteranno questo libro dall’argomento così delicato che purtroppo coinvolge molte donne?
Certo, credo che ognuno di noi debba fare qualcosa, anche se piccola, per sconfiggere questo mostro della società. Ho lavorato a questo libro per più di due anni proprio perché lo considero molto importante. Esistono dati scientifici secondo cui, coloro che leggono romanzi, sono molto più sensibili alle emozioni rispetto alle persone che non lo fanno. Ritengo che un libro, una poesia, un film o una canzone, possano far succedere qualcosa, anche qualcosa di straordinario.
8. Hai nuovi progetti? Stai scrivendo un nuovo libro? Puoi anticiparci qualcosa?
Sto scrivendo due nuovi libri, uno è il seguito di Petit e il suo regalo di Natale. Nell’altro affronto il bigottismo, la falsa moralità e la completa assenza di apertura mentale da parte degli abitanti di un paese di periferia, con l’intento di spingere il lettore a porsi una serie di profondi quesiti. Per ora non svelo altro.
9. Quali sono gli autori e i libri che ami di più?
Ammiro una serie di autori che mi emozionano come Montale, Pasolini e Leopardi, altri di cui stimo la maestria narrativa e l’originalità come King, Matheson, Poe, Kafka, Orwel, Christie. Amo alcuni libri per il segno che hanno lasciato in me, Favole al telefono di Gianni Rodari o L’ultima amante di Hachico di Banana Yoshimoto.
10. Illustratrice, pittrice, scrittrice, blogger, quale ruolo senti più tuo?
Il mio lavoro è l’arte. Tutto ciò che è comunicazione mi attrae moltissimo. Se una cosa la sentiamo nostra, credo sia giusto cimentarsi con impegno e passione. Mentre la pittura fa parte di me, praticamente da quando sono nata, scrivere è un dono che ho scoperto di avere solo col tempo, provando ad affrontare una nuova avventura, che mi aveva però da sempre affascinato.
11. Vorrei entrare un po’ di più nello studio di Elena Cacciabue. Come scrivi? A penna o col pc?
Sempre solo a penna. Sebbene io ami la tecnologia e i computer, non c’è nulla di più affascinante che un foglio di carta bianco. È pura creatività, è vera libertà, è come fare una bella passeggiata, andando a piedi nudi. Scrivere per me è magia. Trasmettere un concetto che è nella tua mente alla mente di qualcun altro… Sembra quasi un miracolo. A volte mi sorprendo, rileggendo ciò che ho scritto su quel foglio di carta, rimango stupita e penso: “Ma davvero l’ho scritto io?”.
Bellissima intervista