Recensione Libro Gli ammutinati del Bounty

Citazione Avanti, comandante, i vostri ufficiali e marinai sono nella barca e li dovete seguire; alla minima resistenza, vi uccideremo all'istante! - e così, senza tanti complimenti, circondati da una folla di furfanti armati, fui spinto sul barcarizzo e mi vennero slegate le mani. Fummo abbandonati alla deriva nell'immensità dell’oceano.”
Gli ammutinati del Bounty
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Di cosa parla Gli ammutinati del Bounty di William Bligh

Il libro Gli ammutinati del Bounty di William Bligh racconta la storia dell’ammutinamento più famoso di tutti i tempi, dove uomini valorosi e senza paure si ritrovano a lottare fra loro per sopravvivere a una morte di stenti, a una natura incontaminata e feroce, a un destino infame e senza scrupoli.

In un’alba del 1789, il capitano del mercantile Bounty, William Bligh, viene scaraventato con forza al di fuori del suo camerino dal secondo ufficiale Christian Fletcher, legato e minacciato da una baionetta puntata sul petto, e condotto con irruenza sul ponte della nave.

Senza rendersene conto, con ancora la mente annebbiata dal sonno e in subbuglio per quello che gli sta capitando da un istante all’altro, Bligh cerca di far ragionare l’uomo che ha sempre creduto amico e confidente, non solo un valoroso ufficiale ma un compagno fidato per il quale ha sempre provato rispetto e amicizia.

Tuttavia, Fletcher non vede altri che il suo stesso odio, e benché sia disperato dalle proprie violente azioni e si senta in qualche maniera forzato a compiere quei gesti, è stanco di stare agli ordini di Bligh, nonostante il loro stretto legame e la loro reciproca stima. Così, tra un insulto e l’altro, tra una minaccia e una ripicca, Bligh viene forzato a mettere piede su una lancia con altri diciotto uomini, alcuni contro la loro volontà, altri fedeli al capitano e decisi a seguirlo sino alla sua morte.

Con alcuni galloni d’acqua, una settantina di chili di gallette, cinque bottiglie di vino e del rum, una bussola e una rosa dei venti, della carne di maiale e qualche indumento, la scialuppa viene abbandonata nel mezzo dell’Oceano Pacifico, a dieci leghe per sud-ovest da Tofua, nell’arcipelago delle Tonga, verso un destino ignoto e una meta sconosciuta.

Il Bounty, una nave mercantile ottenuta dalla marina militare inglese per scopi scientifici, era partito da Spithead, nel Regno Unito, il 23 dicembre 1787, con l’obiettivo di introdurre l’albero del pane, dalle radici possenti e tollerante gli uragani, dalle isole del Pacifico alle Antille, attraversando il Capo di Buona Speranza e raggiungendo, al termine del viaggio, le meravigliose isole della Polinesia.

La spedizione, che si protrasse per quasi un anno a causa di condizioni meteorologiche avverse, costrinse gli uomini del Bounty a sostare per cinque mesi a Tahiti, e proprio là, in quell’isola dimenticata dal tempo e cullata dolcemente da una natura mozzafiato, molti dell’equipaggio vennero a dir poco “stregati” dalle meraviglie di quel piccolo Eden, tanto da prendere una decisione agghiacciante.

Il clima incredibilmente mite, i paesaggi meravigliosi e illuminati da una luce nuova e assolutamente sconosciuta all’Inghilterra, l’ingenuità e la mancanza d’inibizioni da parte degli indigeni, la vita pacifica e calma, le donne semplici che chiamavano all’amore senza vergogna e volgarità, spinsero Fletcher e il suo seguito a compiere il misfatto.

Molte sono le teorie e i resoconti su quanto accaduto, tra cui Gli ammutinati del Bounty, e tante le discordanze. Quel che noi oggi sappiamo è rimasto scritto nei diversi diari dei membri dell’equipaggio, chi dalla parte di Fletcher, chi da quella di Bligh. Secondo alcuni, ad esempio, il capitano minacciava continuamente con fare tirannico e volgare il suo equipaggio, con frustate e insulti troppo frequenti e mal tollerati.

Dopo il periodo trascorso a Tahiti, Bligh decise di riprendere il viaggio per portare a termine il suo scopo, e fu a quel punto che tanti si ribellarono, forse abituatisi ormai alla vita paradisiaca di Tahiti, forse decisi soltanto a non voler più ubbidire agli ordini di un capitano arrogante.

Miracolosamente, con una grande forza di volontà, coraggio e ardito desiderio di sopravvivere ma anche di vendicarsi, Bligh e gli uomini della lancia riuscirono a raggiungere l’isola di Timor dopo tremilaseicento miglia di navigazione in oceano aperto, lottando strenuamente contro la fame, le malattie, la depressione, la sofferenza, il cannibalismo da parte d’indigeni primitivi, attraverso un percorso tortuoso che si è impresso nella storia dell’uomo come uno dei più audaci e miracolosi viaggi di tutti i tempi.

Nel 1962 dal libro Gli ammutinati del Bounty è stato tratto un film interpretato da Marlon Brando nella parte di Fletcher, e Trevor Howard in quella di Bligh, mentre è del 1984 la versione più recente con Mel Gibson e Anthony Hopkins.

Recensione scritta da Margherita Acs

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Recensione scritta da

Margherita Acs

Presentazione Margherita Acs Sono biologa marina e scrittrice. Ho scritto due libri di genere fantasy, entrambi pubblicati, uno dei quali "IL CONFINE" vincitore del Premio Letterario Nazionale "Scriviamo Insieme", edizione 2015, come Miglior Romanzo Fantasy. Attualmente, sto terminando il mio terzo romanzo. Lettura e scrittura sono le mie più grandi passioni, assieme all'amore per il mare e per i gatti!

2 Comments on “Recensione Libro Gli ammutinati del Bounty”

  1. Bellissimo, sebbene tragico, racconto questo recensito dalla nostra brava (e bella per chi la conosce) Margherita. Ricordo di aver visto più volte il film con Gibson quando non era ancora impazzito (non me ne vogliano i fan dell’attore americano).

    Da leggere senza riserve

  2. Conoscevo la vicenda del Bounty solo per sentito dire, non sapevo fosse una storia realmente accaduta!
    Che dire…il vero motivo per cui si sia verificato l’ammutinamento forse non lo sapremo mai con certezza, se per sfuggire alla tirannia del capitano Bligh o se per godersi in eterno le gioie della vita su un’isola tropicale. Io penso che a tutti nella vita sia capitato di pensare “mollo tutto e me ne vado ai Caraibi”…però, prima o poi, ci si deve alzare e darsi una mossa…o almeno, questo è solo il mio parere.
    Resta comunque una vicenda senza dubbio avventurosa, la storia di questi uomini che hanno sfidato l’oceano su una lancia, mettendo in gioco le loro vite, sfidando i loro limiti fino allo stremo, per riuscire a tornare a casa.ù
    A chi ama l’avventura e le storie vere quindi non rimane che leggere questo libro! Complimenti Margherita!

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