Di cosa parla I custodi di Slade House di David Mitchell
I custodi di Slade House: non avrete altro libro alla pari. In effetti, tanto l’editore Frassinelli che l’autore David Mitchell sfidano tutti a dire ch’è solo uno come tanti (236 pagine 19 euro), non fosse altro perché fa sintesi in una sola trama di cinque racconti autonomi e poi perché l’uscita a settembre 2016 è stata preceduta dalla pubblicazione del primo capitolo su Facebook, ripartito da Frassinelli in trenta post… centomila contatti in pieno agosto, già per la prima metà delle puntate.
Un esempio? Ecco uno dei post: I gemelli Grayer si protendono verso di me, le facce luminose come Natale e so di che cosa hanno fame. Sporgono le labbra e succhiano. La nuvola rotonda si allunga, elastica, fino a formare due nuvole più piccole… che si separano. Metà della mia anima finisce nella bocca di Jonah, l’altra metà in quella di Norah.
Se uno lo presenta così, è chiaro che il romanzo sfonda. Una trovata di mercato efficacissima, che ha fatto leva sui nuovi social, reinterpretando l’iniziativa dello stesso Mitchell di alimentare la storia con i suggerimenti di tanti, pervenuti in forma di tweet a un apposito hashtag dal 13 al 18 luglio 2014.
Slade Alley è un vicolo stretto. Inizia in mezzo a due case e dopo una trentina di passi sparisce, sempre a condizione di essere in quella zona a fine ottobre, ogni nove anni. Perché altrimenti quella stradina, soprattutto la casa, non ci sono. Semplicemente, non esistono.
David Mitchell sa essere veramente diabolico. Lo scrittore, già noto per tanti titoli (specie Cloud Atlas, Sperling & Kupfer, 2014), in questo tocca i vertici della scrittura e del mistero.
I custodi di Slade House è un cocktail di generi che profuma di successo. Gotico inglese, per cominciare. E poi horror soft, fantascienza, fantasy, macabro, sovrannaturale, paranormale, fantasmologia e parapsicologia, tutti shakerati, ma non a caso, per realizzare una storia originale, magnetica, indubbiamente inquietante, come certi suoi protagonisti, i gemelli di Slade House. Sono un uomo e una donna e fin dal primo dei cinque episodi della scansione tanto originale si rivelano singolari, ambigui, niente affatto rassicuranti.
Mitchell è europeo, britannico (è nato nel Lancashire), laureato in letteratura e tutto questo si avverte in certe atmosfere vittoriane che distinguono i suoi scenari e da un sentore di vampirismo evoluto e di favola del nuovo millennio che lo caratterizzano. Tante ragioni di attrattiva in più.
Si dirà: non è sbagliato considerare vittoriana una vicenda, anzi una catena di vicende, che parte dal 1979 e giunge al 2015? Eppure è così, perché la città e quanto vi accade, sembrano decisamente retrò, come la coppia che abita quella “non casa”, circondata da mattoni tanto alti da non far vedere niente all’interno.
Cinque storie, indipendenti e sviluppate in modo diverso una dall’altra, ma legate da alcuni elementi comuni, non ultima la grande fame dei residenti in Slade House. Ma non ci si lasci ingannare da un sospetto di antropofagia, sarebbe troppo scontato.
Ricorre anche il gioco La volpe e i segugi, ch’è pure l’insegna di un sinistro pub in zona, The Fox and Hounds. Altre costanti, nei cinque momenti successivi ogni nove anni, sono il giardino, che ora c’è, rigoglioso, pieno di colori e innaturale d’autunno, ora appare in abbandono o addirittura si spegne. La porticina di ferro che mette in comunicazione con la stradina si sfoca, intrappolando i destinati, uno ogni Open Day, il giorno in cui gli appetiti di anime possono risvegliarsi. Tutte persone con qualche ragione d’essere turbate e tutte “Dotate” di qualcosa di molto attraente per Norah e Jonah di Slade.
Nathan, un tredicenne pieno di problemi, è attratto con la mamma nel 1979. Finisce tra i ritratti sulle scale, accanto agli altri, in sequenza cronologica.
Nel 1988, l’ispettore di polizia Edmonds, tante donne e nessuna, trova in quell’edificio un’irresistibile vedova, Chloe.
Nel 1997, Sally, ragazza grassottella a caccia di fantasmi, è conquistata da un corteggiatore affascinante, Todd.
Una giornalista lesbica finisce in trappola nel 2006.
Si arriva al 2015, quando la designata è una psichiatra di Toronto emigrata in Inghilterra, una donna di colore a sua volta psicologicamente scombinata.
E dire che i segnali si presentano ogni volta agli occhi dei malcapitati, attratti senza scampo. Un Open Day dopo l’altro, il modus operandi viene perfezionato, funziona finché i loro corpi originari rimangono nella lacuna, raggelati fuori dal tempo del mondo, ancorando le loro anime alla vita. E funziona se ogni nove anni ricaricano la lacuna attirando un Dotato credulone in un sub-costrutto adeguato.
Chiaro? Per niente, si direbbe. Ma se si cercano altri particolari sinistri, basterà uno sguardo all’orologio a pendolo nella casa. È molto alto. Il suo cuore batte: krunk… kronk… krunk… kronk, ma sul vecchio quadrante chiaro come un osso non ci sono lancette, solo una scritta: IL TEMPO È. Sotto: IL TEMPO ERA. Ancora più sotto: IL TEMPO NON È.
Recensione scritta da F.L.