Di cosa parla “Il fotografo di Auschwitz” di Luca Crippa e Maurizio Omnis
Non è di certo facile leggere un libro come “Il fotografo di Auschwitz” di Luca Crippa e Maurizio Omnis, ma è quasi un dovere farlo, perché il mondo deve sapere e gli eroi meritano di essere ricordati.
Il protagonista del libro “Il fotografo di Auschwitz” si chiama Brasse ed è polacco da parte di madre, ma tedesco da parte del padre. Viene arrestato dai Nazisti mentre scappa per andarsi ad arruolare con i ribelli e deportato nel campo di concentramento di Auschwitz. Qui dopo aver svolto i lavori più umili e massacranti, viene scelto per diventare fotografo al Servizio Identificazione avendo lui esperienza in quel campo.
Questo ruolo gli darà la possibilità di sopravvivere nel campo di concentramento di Auschwitz, poiché essendo considerato dalle SS un buon lavoratore, capace e quasi indispensabile per quella funzione, viene trattato con un occhio di riguardo, nonostante sia comunque considerato un nemico e la sua vita sia sempre in pericolo.
Dopo anni trascorsi a svolgere le sue mansioni con cura e dedizione fotografando non solo i prigionieri per l’identificazione, ma anche i Kapo desiderosi di avere ritratti da inviare alle proprie famiglie, Brasse decide di fare qualcosa di più per la sua gente.
Negli anni di prigionia ha sempre aiutato il prossimo, condividendo i piccoli privilegi che aveva, dividendo con gli altri il cibo in più che gli spettava, facendo assumere colleghi al Servizio Identificativo dove i detenuti avevano più possibilità di sopravvivere.
Ma dopo aver aperto gli occhi su ciò che non voleva guardare per l’atrocità delle scene e aver conosciuto uomini e donne che mettevano a rischio la propria vita a favore degli altri, sceglie di fare qualcosa in più.
Brasse decide di aiutare i ribelli presenti ad Auschwitz facendo trapelare notizie all’esterno dei crimini commessi sui deportati e facendo arrivare di nascosto medicinali negli altri campi di concentramento.
“Il fotografo di Auschwitz” è una storia vera raccontata da Luca Crippa e Maurizio Omnis per far conoscere alle persone l’avventura di Brasse, che salvò molte vite. Brasse, rischiando la pelle, ha reso possibile una memoria storica grazie alle fotografie che ha esibito al mondo intero, foto che ha custodito gelosamente e reso visibili a tutti per mostrare ciò di cui è stato capace il Nazismo.
Alla fine del libro “Il fotografo di Auschwitz” sono raccolti alcuni scatti fatti da Brasse, che rendono la storia ancora più vivida.
Brasse, come molti altri uomini, ha combattuto non solo per se stesso, ma per i propri ideali e per la sua gente, e se ci è riuscito è stato per l’amore che è stato in grado di provare anche se era ad Auschwitz: l’amore per una donna, per i suoi colleghi, per il suo lavoro e per la vita.