Trama e recensione del libro Il gioco bugiardo di Ruth Ware
Il gioco bugiardo di Ruth Ware terzo thriller della scrittrice che sta facendo tanto discutere di lei tra lettori e critici di tutta europa.
Mentire, sapendo di mentire, ma tenendo botta fino in fondo. È il patto stretto tra quattro ragazzine, un gioco che può diventare un giallo.
Ruth Ware, regina del thriller psicologico, torna in libreria con la sua scrittura elegante. Il gioco bugiardo (Corbaccio, gennaio 2018, 430 pagine, 17.90 euro) è il nuovo romanzo della quarantenne scrittrice nativa del Sussex, già cameriera, libraia, insegnante d’inglese, addetta all’ufficio stampa di una casa editrice, un crescendo che l’ha portata ad essere oggi una delle firme femminili britanniche di maggior presa sul pubblico internazionale.
Prima di questo, sono stati tradotti in più di quaranta lingue i due psico-thriller precedenti, L’invito e La donna della cabina numero 10, editi in Italia sempre da Corbaccio, rispettivamente nel 2015 e nel 2016.
Trama del libro Il gioco bugiardo
Tra loro avevano giurato di non mentire, diciassette anni fa, ma con gli altri invece… Quattro adolescenti, cinque regole, da seguire tassativamente. La prima: raccontare una bugia. La seconda: non cambiare mai versione. La terza: mai farsi scoprire. La quarta: mai mentirsi a vicenda. La quinta: sapere quando smettere.
Era il loro segreto. Anche più di un segreto, come si scoprirà. Le cinque regole sono i capitoli in cui è diviso il romanzo, a parte un brevissimo prologo, nel quale un cane si affanna ad afferrare qualcosa trattenuto dalla mota tra i banchi sabbiosi dell’estuario del Reach, nel villaggio costiero di Salten.
L’animale si impegna a fondo per tirare fuori quel qualcosa, nonostante i richiami della padrona, irritata perché Bob si è infangato completamente nel compiere l’operazione, che con un ultimo strattone è coronata dal successo. Risale l’argine per deporre l’oggetto ai piedi della donna, che resta senza parole.
Alle tre e mezzo del mattino, un sms raggiunge il cellulare di Isa, legale in maternità, a Londra. Quattro parole: “Ho bisogno di voi”, eppure hanno il potere di attivare all’istante ricordi che la distraggono per qualche minuto perfino dalle cure della tenerissima Freya, la bebè di appena sei mesi.
Il messaggio arriva da un numero che non è in rubrica, ma Isa è certa che l’ha spedito Kate. Diciassette anni prima, al liceo, a Salten, erano inseparabili, lei, Fatima, Thea e Kate Aragon, naso pieno di lentiggini, carnagione olivastra, capelli castano scuro tagliati cortissimi, atteggiamento sempre più maturo dell’età anagrafica da teenager.
Quattro sedicenni, allora. Oggi hanno superato i trenta.
Isa vive un rapporto tiepido con Owen, ma Freya li unisce, lui adora la piccola. Fatima starà dormendo con Alì, ha due figli Nadia e Samir. Thea, che da ragazzina spiccava per il fisico elegante alla Modigliani, magrissima e bellissima, viso altero, capelli lunghi alla vita, fa la croupier in un casinò. Ma tutte e tre rispondono all’appello di Kate: “Arrivo”, “Arrivo, “Arrivo”.
Sul treno sul quale è salita nella stazione di King Cross con la figlioletta lattante, Isa ricorda la prima volta che ha incontrato Kate e Thee (Thea), nello scompartimento di un convoglio diretto verso la cittadina costiera. L’avevano rimproverata, perché indossava l’uniforme della Salten School, gonna blu scuro, giacca, camicetta. Solo le matricole e le nuove iscritte la tengono per tutto il viaggio, ma si fanno notare troppo. Le cattive ragazze si cambiano solo poco prima di scendere dal treno.
Sui binari avevano incontrato una ragazzina esile, occhi neri, capigliatura setosa, interminabile. Ambrose la chiamava Lady Godiva e Ambrose c’entra parecchio in questa storia, lui e i suoi dipinti. Fatima è figlia di medici pachistani, sono sempre in viaggio per il mondo. Thea è all’ultima spiaggia, già cacciata da tre scuole. È ricca sfondata, dice Kate, figlia dell’insegnante d’arte della Salten, Ambrose Aragon.
L’iscrizione della figlia è entrata nel contratto. Isa da parte sua aveva evitato di raccontare di sé e della sua famiglia, la lunga malattia della madre, il papà che lavorava fino a tardi in banca, la difficoltà di seguire lei, quindicenne e il fratellino Will, di tredici anni, la decisione di iscriverli a due internati, sia pure lontani. Meglio così per tutti, hanno detto loro, sarà più divertente che stare da soli.
Le quattro adolescenti si stringono in un blocco unico, cementato dal loro gioco segreto. Kate teneva appesa sopra il letto una tabella segnapunti: un tot se si fa una nuova vittima, un tot quando si viene credute ciecamente, extrabonus per i particolari più elaborati o se si riesce a stornare chi stava per avvicinarsi troppo al bluff.
Isa sa che un giorno dovrà raccontare a Freya una storia, una storia vera, di amicizia, di sacrificio della vita, che è anche una bugia. E forse è arrivato il momento di smettere di dire bugie.
Salten le ha messe di fronte al loro passato. Sarà riuscito a migliorarle? A riparare danni, a sanare ferite? A scontare il Gioco della Menzogna che le aveva portate tanto lontano dalla verità?
Recensione scritta da Massimo Valenti