Di cosa parla “Il nero e l’argento” di Paolo Giordano
Il 6 maggio 2014 esce il nuovo romanzo di Paolo Giordano intitolato “Il nero e l’argento” con la casa editrice Einaudi.
Dopo aver pubblicato due libri di grande successo come “La solitudine dei numeri primi”, Premio Strega, e “Il corpo umano” con la casa editrice Mondadori, cambia non solo editore ma anche agente.
In questo libro Paolo Giordano affronta il tema dell’amore giovanile, di una coppia che è felice ma allo stesso tempo ha paura di scoprire nella quotidianità e nel tempo l’insinuarsi dell’abbandono.
Per Nora e il marito, protagonisti del libro “Il nero e l’argento”, arriverà il momento di fare i conti con il futuro, con il tempo che insinua dubbi e trascorrendo porta alla perdita.
I rapporti hanno bisogno di essere definiti, delimitati, riconosciuti altrimenti si rischia di perdersi nell’immenso spazio, è così che si sentono i due giovani innamorati. Nel momento in cui la signora A. entra nelle loro vite per aiutarli nelle faccende domestiche, diventa il loro faro, la bussola, la testimone di quel rapporto.
Quello che fa Paolo Giordano in questo suo ultimo libro “Il nero e l’argento” è raccontare l’amore e il rapporto attraverso i gesti, le inclinazioni, i momenti di contrasto, narrando la quotidianità per mostrare come il pericolo sia dietro l’angolo.
Così quello che sembra essere solo un’inversione di rotta, un piccolo insuccesso si andrà ad affiancare agli altri e sommandosi rovineranno irrimediabilmente il rapporto.
“Il nero e l’argento” di Paolo Giordano è un libro che parte dall’osservazione esterna, ma si addentra nel cuore dei personaggi per mostrarne la fragilità e la mancanza di equilibrio stabile.
Come sempre la scrittura di Giordano scorre veloce . Si sente in questo libro la necessità di fotografare un momento cruciale per l’autore con frasi miliari, meno semplici ed intuitive rispetto al linguaggio degli altri due romanzi. Frasi che sentono la necessità di dare un nome, una definizione universale alle cose. Il libro è stato definito dall’autore “sentimentale”. E in effetti i sentimenti sono i veri protagonisti, nel loro avvicendarsi sulla scena. La storia e i personaggi si definiscono gradatamente sulla base delle emozioni che emergono mammano. Non esiste un vero protagonista. Non lo è la voce narrante, la signor A., il suo male. Non lo sono Nora o Emanulele. Al centro, come negli altri due romanzi, resta lo sviluppo delle emozioni e il suo effetto altalenante sulla vita dei personaggi. Ogni vita raccontata lascia spazio alle possibili fantasie del lettore sull’epilogo o il proseguio del suo percorso. La storia stessa racconta di come il venir meno di un punto di riferimento lasci a volte allo sbando il corso del destino delle vite che attorno a lui ruotavano, a modo loro. Molte parti del libro lasciano il senso di un possibile sviluppo non concluso. I personaggi sono abbozzati e il loro percorso lasciato intuire ed immaginare. Sembra quasi un lavoro incompiuto, l’antefatto a possibili racconti e storie successive. Ma l’intento era forse questo: di descrivere il senso di incertezza su tutto, nel momento in cui la morte si prende una parte della nostra vita. Il libro nasce dalla necessità di fermare su carta le emozioni dolorose di una perdita, non soffermandosi sulla necessità di narrare questo evento con i crismi temporali di una trama finita.