Di cosa parla Il Pozzo di Catherine Chanter
Catherine Chanter è una signora inglese, vive a Oxford, dove ha conseguito un master in scrittura creativa. Insegna ed è anche scrittrice. Ha debuttato con Il Pozzo, pubblicato in Italia da Marsilio nel 2016, 18,50 euro.
Che colpo esordire nel mondo della letteratura con Il Pozzo, un romanzo che ha già stravinto un premio letterario prestigioso, sarà tradotto in più di venti lingue e sbarcherà presto sul piccolo schermo. E non per un telefilm o una singola fiction: diventerà addirittura una serie televisiva, di contenuto fanta-sociale, sul genere di Lost o Six feet under.
Anche se a ospitare questo romanzo è la collana Farfalle/I GIALLI dell’editore veneziano, la storia non si fa rinchiudere in un recinto narrativo delimitato, perché tocca corde molto diverse, che vanno ben oltre il thriller – psicologico in questo caso – e sfiorano il gotico, con sfumature di stregoneria e connotati fantapolitici: sociologia apocalittica in particolare.
Tutto si svolge in un’Inghilterra messa a dura prova da un’ecocatastrofe. Ruth è tornata nella sua casa di campagna e nella sua proprietà, condivisa sulla carta al 50% col marito Mark, che però non sa bene dove sia andato a finire. La donna è agli arresti domiciliari, con tanto di localizzatore alle caviglie e se mai dovesse dimenticare la sentenza e la detenzione, a ricordargliele sono i soldati che presidiano i dodici ettari di campi e boschi intorno al Pozzo.
Quella zona resta l’unico territorio rimasto verde nelle isole britanniche, da quando una siccità senza precedenti, tre anni di assenza totale di precipitazioni, sta sconvolgendo il modo di vivere della gente.
I cambiamenti climatici hanno messo in ginocchio il Paese: l’acqua è introvabile, la benzina razionata, il calore atmosferico insopportabile. Povertà idrica significa privazioni, rinunce, una società civile costretta a ormai a sottrarre, invece di aggiungere. Niente pioggia ha voluto dire niente erba. Niente erba, niente mucche. Niente mucche, niente latte. E la catena potrebbe continuare a lungo, fino a descrivere nei dettagli il mondo di surrogati in cui tutti sono costretti a vivere.
Tutti, tranne Ruth, accanto al Pozzo.
Lì esce acqua dai rubinetti alimentati dal generatore a vento, che la estrae dallo scavo, realizzato duecento anni prima. Perché questo privilegio? Neanche lei ha trovato una risposta, ma quel fenomeno invece di far fiorire la sua vita, mentre appassivano le possibilità per gli altri, l’ha pesantemente segnata.
Dopo ventidue anni di matrimonio in città, Ruth aveva convinto il marito ad acquistare una casa e un terreno in campagna, per cambiare vita, magari portando con sé il nipotino e la figlia, se si fosse convinta ad accettare la proposta.
Quando conosciamo Ruth, è stata appena riaccompagnata a domicilio con un furgone cellulare. Quando lei era qui pioveva, quando l’hanno arrestata ha smesso di piovere, borbotta la gente del posto. C’è chi la crede una specie di santa e chi pensa sia una vecchia strega. Una vecchia strega niente male, commenta l’agente autista della scorta che l’ha trasferita dalla sezione femminile del carcere. Ruth, infatti, non dimostra l’età. Un’altra stregoneria?
La sentenza è stata emessa in base alla legge speciale per l’emergenza siccità (che vieta di ostacolare la fornitura di acqua riservata al consumo umano). È stata anche giudicata colpevole di avere appiccato una serie di incendi e di avere trascurato i propri doveri nei confronti di un minore, provocandone la morte. È questo che più la opprime: era il nipote di pochi anni, annegato nel Pozzo. Lei non ci sta, ma finisce di dubitare perfino di se stessa.
Intanto, ha dovuto accettare che la proprietà sia temporaneamente utilizzata a scopo di ricerca e sviluppo di coltivazioni, l’acqua venga prelevata dalle falde acquifere e raccolta, campionata ed esaminata (senza distribuzione).
Mentre per Ruth, sorvegliata da tre soldati (li chiama Sergente, Ragazzo e Anonimo) comincia un’espiazione non si sa se ingiusta o meritata, per i lettori prende avvio un viaggio in questo microcosmo sconvolto, sempre cercando di capire se la detenzione sia la giusta punizione per le sue colpe.
Vittima o colpevole, agnello o demone? Va detto che prima del tragico evento occorso al piccolo Lucien, Ruth era stata letteralmente soggiogata dall’autoallucinatoria religione professata da una setta solo femminile, le Sorelle della Rosa di Jericho, che pretendono impegno totale dalle adepte: la mente dev’essere rivolta solo alla preghiera, ogni altra preoccupazione (e occupazione) va cancellata, fosse anche l’amore e la cura dei familiari, anche i più giovani.
Lei era la Prescelta, ma a un costo esagerato a quanto pare.
Ora, intorno a Ruth Ardingly, il Pozzo continua a dare acqua. In quell’esigua risorsa è riposta una speranza per il mondo?
Recensione scritta da Massimo Valenti