Recensione Libro Il tamburo di latta

Citazione “Non lo nego: sono ricoverato in un manicomio; il mio infermiere mi osserva di continuo, quasi non mi toglie gli occhi di dosso perché nella porta c'è uno spioncino, e lo sguardo del mio infermiere non può penetrarmi poiché lui ha gli occhi bruni, mentre i miei sono celesti... non può essermi dunque nemico.”
Il tamburo di latta
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Di cosa parla Il tamburo di latta di Gunter Grass

Ne Il tamburo di latta, Gunter Grass ci racconta la storia di un uomo, Oskar, dal fisico deforme, un nano, che è stato rinchiuso in un manicomio e con il suono ripetuto all’infinito del tamburo rievoca il suo passato. La vita che ricorda è quella della Germania del 1900 intrecciata alla storia della sua famiglia.

Il modo di protestare contro la realtà del suo tempo, di farsi sentire da un padre che ormai odia, di mostrare il suo punto di vista e avere un posto nel mondo, è stato messo in atto con una decisione: a tre anni ha scelto di non crescere.

E’ così che a ventotto anni il protagonista de Il tamburo di latta ha ancora la statura di un bambino e prova ripugnanza per tutto ciò che lo circonda, che non lo rappresenta.
Sembra proprio che il suo fisico risponda al potere della sua mente e che il suo aspetto esteriore riproduca la verità squallida di un mondo miserabile e folle che suscita la sua collera.

Oskar ha un vero e proprio rigetto verso la realtà, che nonostante lui odi, osserva attentamente, dritta negli occhi, pur di coglierne tutte le sbavature e la parte demoniaca insita nelle cose. Non vuole che le situazioni e i sentimenti gli appaiano diversi da come sono, vuole che si mostrino senza condizionamenti.

Le vicende che Grass ci narra nel libro Il tamburo di latta sono numerose e degne di nota, ma ce ne sono alcune in particolare che restano ancorate nella memoria del lettore.
Oskar è un bambino fuori dal comune che ha una capacità strana, quella di emettere delle urla talmente potenti da rompere i vetri, ed è grazie a quest’arma che evita di andare a scuola.

La famiglia sembra non curarsi di lui e della sua educazione, ma c’è una donna che si occupa della sua crescita interiore, la moglie del pasticciere, che gli fa leggere molti libri e gli sta vicino. Oskar nonostante riesca a imparare molto velocemente, finge di essere analfabeta.

Altra storia di un certo rilievo è quello della madre di Oskar che dopo aver assistito ad una scena in cui un pescatore usava la testa di un cavallo come esca, inizia a rifiutare di mangiare il pesce. In seguito all’insistenza del marito riprende a cibarsene e nel momento in cui scopre di essere incinta, decide, preoccupata dalla possibilità di avere un altro bambino menomato, di uccidersi avvelenandosi con tanto pesce.

Oskar crescerà tra eventi ambigui, situazioni difficili e oppressioni esterne, vivrà intensamente la sua opposizione al regime nazista, a cui in seguito aderirà, ma che gli porterà via affetti e sanità mentale. E soffocato dalla guerra, dalla morte dei suoi due padri, quello vero e quello presunto, oppresso dalle sue idee e dal suono del tamburo che continua a scandire il suo tempo, decide di ritornare a crescere e di lasciarsi alle spalle tutti i misteri e le scene surreali.

Gunter Grass con Il tamburo di latta ci lascia in eredità un capolavoro della letteratura tedesca, anche se in alcuni punti è un libro che stenta a essere compreso, data la difficoltà di certi passaggi e dalla logica contorta di alcune storie.

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Redazione - Recensione Libro.it

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