Trama, recensione e commento libro Incanto notturno di Maria Galluzzo
La poetessa Maria Galluzzo apre la sua seconda raccolta poetica, Incanto notturno, con una citazione da Il fanciullino di Giovanni Pascoli che ci fa subito intuire la sfera poetica della sua silloge.
La percezione del mondo viene qui cantata in versi semplici ma al contempo profondi con un animo intriso di sentimenti e umanità. I temi trattati – l’amore, l’amicizia, la violenza, la voluttà, il futuro, i ricordi – sono interiorizzati e rielaborati in una visione soggettiva che mostra un animo puro, una animo incantato, un animo da fanciullino.
Influenzata in maniera positiva dai suoi studi di letteratura francese Maria Galluzzo accoglie e assorbe il simbolismo dei grandi poeti francesi come Mallarmè e Baudelaire rimanendo ancorata però alla tradizione italiana e soprattutto a Pascoli.
La poetessa ci regala così delle poesie sintetiche, originali, emotivamente coinvolgenti. Come scrive nella prefazione Daniela Fava Maria Galluzzo in questa seconda silloge “si rivolge a tutti gli artisti che sanno dare voce a quel fanciullino che è dentro ognuno di noi, vuol essere un invito a non smettere mai di sognare, con gli stessi occhi lucidi e affascinati di un fanciullo, nell’attimo in cui contempla un meraviglioso Incanto notturno.”
Leit motiv di tutte le intense poesie sono le sue sensazioni, le sue impressioni di una realtà oggettiva spesso negativa, violenta, che sprigiona odio ma che nel carpe diem della vita, nelle piccole cose quotidiane, può e dev’essere rielaborata in maniera soggettiva positivamente e creare amore.
Commento libro di Maria Galluzzo
Tra le poesie che mi hanno colpito di più Io mi ribello, un’esortazione a ribellarsi alle anime spoglie, agli amori non veri ma al contempo un’esortazione a saper aspettare il giorno in cui il lui ritornerà. E Futuro, dove il tempo è una successione di istanti che la poetessa interiorizza per cui l’ansia del domani, le incertezze, gli interrogativi in maniera “maligna” di leopardiana memoria aiuta i più forti abbandonando i più deboli al loro destino.
Recensione libro di Milena Privitera