Intervista a Andrea Pasquale
1. Dovendo riassumere in poche righe il senso del libro Le tribolazioni di un italiano in Cina, cosa diresti?
Le Tribolazioni di un italiano in Cina è molte cose: letteratura di viaggio, romanzo di tribolazioni, di vendette e di semi rivalse, un grande sfogo contro il sistema Italia e contro il mercato del lavoro, il tutto patinato da ironia, leggerezza, umorismo, sorprese e bonarie prese in giro. E’ il viaggio che ti racconterebbe il tuo migliore amico, condito da storie strane, situazioni al limite del “pecoreccio” e un linguaggio completamente informale.
2. Da dove nasce la voglia di raccontare quest’avventura in Cina a contatto con una realtà così diversa dalla nostra nel tuo libro?
Nello scrivere questa storia che mi è realmente accaduta, mi sono divertito moltissimo. Dunque si può dire che nasce dalla mia voglia di divertirmi e anche da un pizzico di nostalgia del passato. E’ altresì un modo per dare voce a noi italiani che siamo costretti ad avventurarci verso mete ignote, anche per smontare il mito di chi va all’estero e fa fortuna semplicemente schioccando le dita.
3. Cosa vorresti che i lettori riuscissero a comprendere leggendo le tue parole? Quale segno vorresti lasciare in loro?
In un’epoca di oscurantismo come quella che stiamo vivendo, il messaggio del libro è quello di non smettere di viaggiare e di scoprire, da giovani come da adulti. Il viaggio è uno dei modi migliori con cui possiamo comprendere ed accettare culture così diverse dalla nostra come quella cinese, senza pregiudizi e senza chiudersi nel proprio guscio e nel proprio quartiere o città. In questo modo possiamo vivere storie incredibili, incontrare persone meravigliose e scendere dal nostro piedistallo poiché in fondo non siamo il centro dell’universo, ma solo uomini di passaggio in un’infinitesimale porzioncina di mondo.
4. C’è qualcosa che avresti voluto aggiungere alla storia, quando l’hai letto dopo la pubblicazione?
Assolutamente sì, la storia è realmente accaduta, ma nel libro è stata leggermente semplificata per renderla più godibile. Con gli aneddoti e le situazioni surreali che abbiamo vissuto, avrei potuto scrivere dieci libri.
5. Se Andrea Pasquale dovesse utilizzare tre aggettivi per definire Le tribolazioni di un italiano in Cina, quali userebbe?
Ironico, divertente, schietto.
6. Perché credi si debba leggere il tuo libro?
Per conoscere le caratteristiche meno turistiche di quel grande mistero chiamato Cina, il paese che è sulla bocca di tutti. E, perché no, per affrontare con più leggerezza le nostre tribolazioni quotidiane. Il libro è nato anche da una mia esigenza personale di non circondarsi di negatività e depressione, nonostante i tempi che viviamo non siano affatto facili.
7. Hai nuovi progetti? Stai scrivendo un nuovo libro? Puoi anticiparci qualcosa?
Sono in piena fase di pianificazione, ma ancora non ho messo nulla nero su bianco.
8. Qual è il romanzo che hai letto e ti ha più colpito emotivamente in quest’ultimo anno?
Con mia grande vergogna, solo quest’anno ho scoperto Norwegian Wood di Murakami e, dopo quello, ho divorato tutta la sua bibliografia. Scrive dei libri splendidi.
9. Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?
Di solito cerco di consigliare libri, non di sconsigliare, poiché ritengo che ognuno abbia i suoi gusti ed è giusto che ci sia una grande offerta per accontentare tutti. L’importante è non smettere mai di leggere.
10. Adesso è arrivato il momento per porti da solo una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…
Grazie alla particolarità della storia che mi è accaduta, mi sono ritrovato a rispondere a tutti i tipi di domande: scabrose, culinarie, investigative, ecc. Dopo aver letto il libro, molti lettori mi contattano in via privata per ridere insieme e avere chiarimenti. Mi sono state rivolte tutte le domande papabili ed è una cosa che mi fa felice, perché significa che il lettore ha gradito la lettura e alla fine è rimasto con la curiosità di saperne di più.