Intervista a Antonella Zeolla
1. Dovendo riassumere in poche righe il senso del libro Parlami ancora d’estate, cosa diresti?
La prematura morte di un padre tanto amato apre nell’animo della protagonista uno squarcio di dolore, a tutta prima insanabile. Ma attraverso quello squarcio l’autrice riesce anche a focalizzare il suo passato, condizionato dalla presenza di quella figura paterna che per tanto, forse troppo, amore ne ha impedito la libera espressione di sé.
2. Cosa ti ha spinto a raccontare questa storia così intima e profonda e a condividerla con i lettori?
Dopo due anni dalla scomparsa di mio padre, ne ho sentito la fortissima necessità. Per me innanzitutto e per lasciare ad altri che possano trovarsi in condizioni simili utili suggestioni.
3. Cosa vorresti che i lettori riuscissero a comprendere, di non detto esplicitamente, leggendo questa storia? Quale segno vorresti lasciare in loro?
Volontariamente, per non scivolare dalla narrativa alla saggistica, tutta una serie di riferimenti alla psicanalisi sono stati omessi, rimanendo quindi impliciti, tra le righe. Ad esempio, il discorso che riguarda gli stadi non vissuti, non sperimentati, che però rimangono come una presenza ingombrante per tutto il corso della nostra vita.
4. Se Antonella Zeolla dovesse utilizzare tre aggettivi per definire Parlami ancora d’estate, quali userebbe?
Vero- denso- emozionante
5. Perché credi si debba leggere il tuo libro?
Perché può suggerire e stimolare profonde riflessioni sulle esperienze personali di molto lettori, giacché qui non è contenuto solo un percorso di sofferta rielaborazione del lutto ma molto di più.
6. Hai nuovi progetti? Stai scrivendo un nuovo libro? Puoi anticiparci qualcosa?
Mi piacerebbe individuare un tema di un certo rilievo sociale, elaborandolo nella specie della narrativa.
7. Qual è il romanzo che hai letto e ti ha più colpito emotivamente in quest’ultimo anno?
Ho trovato molto interessante il romanzo “Una bambina” di Torey L. Hayden, strettamente collegato al lavoro che svolgo ormai da dieci anni, mai come in questo periodo in cui in comunità si lavora con un disagio sociale molto profondo.
8. Adesso è arrivato il momento per porti da sola una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…
Antonella, se potessi scegliere un aspetto della tua vita da buttare via e sostituirlo con qualcosa di diverso, cosa sceglieresti?
Sceglierei di buttare via la mia incapacità di scegliere.