1. Per iniziare… raccontaci qualcosa di te, qualcosa che vorresti che i nostri lettori sapessero prima di entrare in contatto con il libro che hai scritto.
Nel romanzo troveranno quello che a me piace leggere: l’avventura, le battaglie, la Storia e l’amore, cioè gli ingredienti del movimento. L’avventura è infatti movimento, anche leggendo un libro tra le quattro mura di una stanza. Avventura e movimento dei quali mi sono inebriato con Emilio Salgari, Alessandro Dumas, Robert Louis Stevenson ma anche con Patrick O’Brian e Bernard Cornwell.
2. Dovendo riassumere in poche righe il senso del libro “Il figlio del fiume” cosa diresti?
Uno sguardo dal basso, dagli ultimi, dai ‘cafoni’, a una vicenda storica che passa sulle teste degli uomini senza che possano incidervi per cambiarne gli esiti, e una narrazione improntata a un ‘buon senso’ contemporaneo che non si immischia in partigianerie anacronistiche.
3. Nel tuo romanzo racconti dell’Unità d’Italia e del pensiero di chi era fortemente legato alla tradizione borbonica. Spieghi molto bene le contraddizioni del periodo e la confusione di chi non sapeva cosa aspettarsi. Come mai hai deciso di raccontare questa storia?
Ho seguito la mia curiosità. Un evento storico veniva ricordato unicamente come qualcosa di folcloristico ma, curiosando curiosando, ho scoperto invece una storia complessa e affascinante e, alla fine, una tragedia che il folclore voleva nascondere.
4. Cosa vorresti che il lettore riuscisse a comprendere leggendo il tuo libro? Quale significato non del tutto esplicito vorresti potesse cogliere?
Che gli uomini dovrebbero sempre parlarsi con la disponibilità a comprendere le ragioni dell’altro. Molti guai, anche storici, si sarebbero potuti evitare se le genti avessero trovato il modo di comunicare tra loro. L’unificazione dell’Italia è stata invece vissuta da una parte come guerra, dall’altra come invasione.
5. Come credi sia cambiato il nostro Paese dal 1860 e in cosa l’Italia resta uguale a prima?
Moltissimo è cambiato, e in meglio, ma molti difetti restano. Ancora oggi, mi ripeto, assistiamo all’irrigidirsi a difesa di interessi particolari senza cedere di un passo nell’interesse comune. All’epoca del romanzo si sarebbe parlato di mancanza di patriottismo.
6. Quali sono i tuoi progetti futuri? Stai scrivendo un altro libro, oppure ti stai dedicando alla promozione di “Il figlio del fiume”?
Certamente la promozione de Il figlio del fiume, ma sto già alla seconda stesura di un altro romanzo. Ho pronti sei racconti, più o meno brevi, e un’altra storia da raccontare che con sempre maggiore virulenza reclama di riempire i fogli della mia scrivania.
7. Qual è il romanzo che ha “rivoluzionato” la tua vita conducendoti alla scrittura?
Ho già accennato a cosa in genere mi piace leggere e la memoria va al ragazzino che divorava L’isola del tesoro di Stevenson. Il mio romanzo della vita comunque rimane Il maestro e Margherita di Bulgakov.
8. Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?
Domanda incresciosa. Comunque, sì, Il male oscuro di Giuseppe Berto, che con la penuria di punti e virgole rende il testo un mattone che affonda i malcapitati negli abissi della depressione e li lascia con la difficoltà di tornare a galla. E’ quello che l’autore si prefiggeva? Ok, ma non lo consiglierei a nessuno.
9. Adesso è arrivato il momento per porti da solo una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…
Come un’intervistatrice alle prime armi, mi chiederei: «Propositi per il futuro, un sogno nel cassetto?»
Mi risponderei che ho la speranza di incontrare favorevoli giudizi dai lettori, per trovare lo spunto a proseguire nella scrittura.